”Le detenute del carcere di Pozzuoli hanno picchiato la mamma del piccolo Antonio, vittima del palazzo degli orrori di Caivano” fa sapere, con una nota, il Sappe, Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. ”Solo l’intervento delle poliziotte penitenziarie, due delle quali sono rimaste contuse, ha impedito un linciaggio”.
La donna, Marianna Fabozzi, è la compagna di Raimondo Caputo, presunto assassino di Fortuna Loffredo. La donna era ferma agli arresti domiciliari, misura che aveva violato e che l’aveva spedita direttamente alle carceri di Pozzuoli. Fabozzi era ai domiciliari per concorso in violenza sessuale ai danni di una delle due figlie, la stessa per cui Caputo era già in carcere, prima dell’accuso di aver abusato e uccisa Fortuna Loffredo.
Alla Fabozzi è stato imputato di aver violato il perimetro di casa nel rispondere ad alcune domande dei cronisti. Ebbene, una volta in carcere, le altre detenute non hanno tardato a concretizzare uno di quello, dai detenuti, ritenuto principio inviolabile, ovvero la crudeltà di “toccare i bambini”. In carcere infatti, come ha dichiarato anche Donato Capece, segretario Sappe, i reati a sfondo sessuli hanno anche la riprovazione degli altri ristretti
Nonostante le donne della polizia penitenziaria siano immediatamente intervenute per bloccare il pestaggio, due di loro sarebbero comunque rimaste coinvolte nell’atto violento, riportando varie ferite. Sempre Capece ha fatto sapere che sono state rafforzate le misure di sicurezza e vigilanza nei confronti della donna.
Finisce nel libro degli indagati in questo intricato e violento caso Loffredo anche la madre della piccola Fortuna, Domenica Guardato. La donna, insieme ad altri sette soggetti, è indagata per incendio doloso. Secondo gli inquirenti avrebbe infatti preordinato e messo in atto l’incendio avvenuto con il lancio di una bottiglia molotov contro l’abitazione di Marianna Fabozzi nei giorni scorsi.
Ma non è tutto, le indagini di questo caso promettono di andare avanti nel tempo; Gennaro Giglio, padre del bambino di 4 anni morto il 27 aprile 2013 precipitando dal settimo piano del Parco Verde di Caivano, per la prima volta ha visitato la tomba del figlio. Per quella morte è indagata Marianna Fabozzi, compagna del presunto killer Raimondo Caputo. Coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio della piccola di 6 anni anche la nonna materna del piccolo e la donna che subito dopo l’omicidio trovò la scarpetta della bambina e se ne liberò. In un video che, Angelo Pisani, il legale della famiglia Loffredo, ha postato su Facebook nelle ultime ore, infatti, Pietro Loffredo, padre di Fortuna, chiede al papà di Antonio di raccontare agli inquirenti ciò che sa, anche sull’ex moglie Marianna Fabozzi. Per fare luce sulla morte dei rispettivi figli, Fortuna e Antonio. Così nel video il papà del bambino racconta la sua versione dei fatti, ossia che quando è morto il figlio gli è stato impedito di assistere ai funerali e che da subito aveva chiesto che fosse fatta un’autopsia sul corpo. “Mi hanno minacciato” dice. E anche prima che Antonio precipitasse nel vuoto, la sua ex e l’attuale compagno non gli avrebbero permesso di vedere il bambino quando voleva. Circostanze che dovranno essere accertate dagli inquirenti. Di fatto nelle 122 pagine di ordinanza viene riportata la considerazione del Tribunale dei minorenni: “Dalla morte di Antonio il padre era totalmente assente dalla vita delle bambine”. Sulla morte del piccolo indaga la procura di Napoli, ma non si esclude che il fascicolo aperto per omicidio colposo, possa essere trasferito alla sezione per i reati sessuali.