Con la cattura del boss Umberto Accurso, ras della Vanella Grassi e fratello del pentito Antonio, lo Stato ha inferto un duro colpo allo strapotere criminale di Secondigliano. Ricordiamo che Accurso è ritenuto il mandante dell’attentato intimidatorio contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. Ormai è palese la forte interazione tra boss e giovani napoletani (spesso di buona famiglia) e soprattutto la voglia di protestare attraverso melodie da far eseguire a noti neomelodici da parte dei ras per l’emarginazione sociale da sempre subita. Sì, perché è questo che salva la camorra, che impedisce alle istituzioni di prevalere su un sistema criminale che forse non si vuole estirpare realmente alla radice a giudicare dal lassismo con il quale certe questioni vengono affrontate. Tra il centro e la periferia esistono veri e propri ghetti a Napoli, orfani di riferimenti governativi e abbandonati alla spietata logica di strada. In questi contesti il camorrista appare come il deus ex machina: se hai un problema il boss te lo risolve, se ti hanno rubato la moto o l’auto e a lui che devi rivolgerti per ritrovarla, se ti servono soldi, la banca-camorra è lì per te senza garanzie e persino se cerchi un lavoro “onesto” è sempre al pezzo da novanta che devi chiedere.
Poco importa se poi i criminali in cambio vogliono per poche centinaia di euro la vita delle persone, se per prestiti di poco conto raggiungono in un mese tassi di interesse spaventosi e soprattutto se la tua libertà di pensiero muoia ancora prima di essere concepita per mano della più vergognosa dittatura esistente. In questo caos, per uno sgarro si muore; si muore per una frase di troppo su Facebook e si viene perseguitati, per una lesa maestà si è costretti a lasciare per sempre Napoli. Senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione la camorra dominerà sempre la miseria e la disperazione delle fasce più deboli della comunità conquistando nel contempo anche i giovani della Napoli “bene” abbagliati dal miraggio di interpretare nella vita reale il ruolo di qualche pezzo da novanta delle fiction sul malaffare, oggi tanto popolari. “Vieniti a prendere il perdono, l’uomo che può fare a meno di tutto non teme nulla”: frasi tratte da copioni di film, Gomorra in testa a tutti, entrate nel linguaggio ordinario di studenti, diffusissime nelle location più gettonate dai giovani, tra i membri di associazioni filantropiche, ovunque, insomma. Questo dato la dice lunga sul costume e sulle cattive abitudini di intere generazioni demotivate nei confronti del lecito e sfiduciate dai disastri quotidiani in merito all’efficienza della macchina pubblica. Della serie: se oggi ad un ragazzo di Napoli chiedi chi sia Conte della fiction Gomorra risponde all’istante ma se lo si intervista sul nome dell’attuale Presidente della Repubblica, beh, potrebbe vere più di qualche esitazione.
Alfonso Maria Liguori