Chiedimi di Gomorra ma non della Costituzione

sparatoria-a-secondigliano-20-aprile-2016Con la cattura del boss Umberto Accurso, ras della Vanella Grassi e fratello del pentito Antonio, lo Stato ha inferto un duro colpo allo strapotere criminale di Secondigliano. Ricordiamo che Accurso è ritenuto il mandante dell’attentato intimidatorio contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. Ormai è palese la forte interazione tra boss e giovani napoletani (spesso di buona famiglia) e soprattutto la voglia di protestare attraverso melodie da far eseguire a noti neomelodici  da parte dei ras per l’emarginazione sociale da sempre subita. Sì, perché è questo che salva la camorra, che impedisce alle istituzioni di prevalere su un sistema criminale che forse non si vuole estirpare realmente alla radice a giudicare dal lassismo con il quale certe questioni vengono affrontate. Tra il centro e la periferia esistono veri e propri ghetti a Napoli, orfani di riferimenti governativi e abbandonati alla spietata logica di strada. In questi contesti il camorrista appare come il deus ex machina: se hai un problema il boss te lo risolve, se ti hanno rubato la moto o l’auto e a lui che devi rivolgerti per ritrovarla, se ti servono soldi, la banca-camorra è lì per te senza garanzie e persino se cerchi un lavoro “onesto” è sempre al pezzo da novanta che devi chiedere.

Poco importa se poi i criminali  in cambio vogliono per poche centinaia di euro la vita delle persone, se per prestiti di poco conto raggiungono in un mese tassi di interesse spaventosi e soprattutto se la tua libertà di pensiero muoia ancora prima di essere concepita  per mano della più vergognosa dittatura esistente. In questo caos, per uno sgarro si muore; si muore per una frase di troppo su Facebook e si viene perseguitati, per una lesa maestà si è costretti a lasciare per sempre Napoli. Senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione la camorra dominerà sempre la miseria e la disperazione delle fasce più deboli della comunità conquistando nel contempo anche i giovani della Napoli “bene” abbagliati dal miraggio di interpretare nella vita reale il ruolo di qualche pezzo da novanta delle fiction sul malaffare, oggi tanto popolari. “Vieniti a prendere il perdono, l’uomo che può fare a meno di tutto non teme nulla”: frasi tratte da copioni di film, Gomorra in testa a tutti, entrate nel linguaggio ordinario di studenti, diffusissime nelle location più gettonate dai giovani, tra i membri di associazioni filantropiche, ovunque, insomma. Questo dato la dice lunga sul costume e sulle cattive abitudini di intere generazioni  demotivate nei confronti del lecito e sfiduciate dai disastri quotidiani in merito all’efficienza della macchina pubblica. Della serie: se oggi ad un ragazzo di Napoli chiedi chi sia Conte della fiction Gomorra risponde all’istante ma se lo si intervista sul nome dell’attuale Presidente della Repubblica, beh, potrebbe vere più di qualche esitazione.

 

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.