Con l’approvazione definitiva della legge Cirinnà cambierà anche la vita, e i diritti, delle coppie non sposate o unite da unione civile. La Camera dei deputati ha approvato definitivamente il testo di legge che regolamenta le unioni civili, ma che disciplina anche le convivenze che possono riguardare tanto le coppie di fatto eterosessuali quanto quelle coppie omosessuali.
Su cosa prevede la legge e cosa cambia, concretamente, per le persone che sono unite da un legame stabile ma non da un vincolo di matrimonio lo spiega l’avvocato e assessore alle Pari Opportunità del Comune di Pompei Margherita Beatrice (nella foto).
“Con la Legge Cirinnà i diritti garantiti sono molti di quelli che hanno gli stessi coniugi. L’unione civile viene introdotta nel nostro ordinamento come specifica formazione sociale, quest’ultima richiamata anche nell’articolo 2 della Costituzione, e luogo in cui la Repubblica deve riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo. L’unione civile riguarda solo le coppie omosessuali: inoltre gli istituti del matrimonio o dell’unione civile escludono di fatto la sussistenza della convivenza di fatto. Differenze vertono ovviamente nel modo in cui viene contratta l’unione civile, rispetto alla convivenza di fatto: i gay che vogliono contrarre l’unione civile devono farlo con dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni.
Per l’accertamento della stabile convivenza, invece, si fa riferimento a questo decreto del Presidente della Repubblica. La nostra amministrazione è ben lieta di applicare la nuova legge per garantire i diritti di tutti”.
Secondo il parere dell’ingegnere chimico presidente dell’Arci di Napoli, Antonello Sannino “la Legge Cirinnà è chiaramente importantissima. L’Italia era l’ultimo Paese in Europa ancora a non avere una legge a tutela LGBT, (lesbian, gay, bisexual and transgender). La legge va nella direzione del riconoscimento di molti diritti ma, purtroppo, non nella perfetta uguaglianza. Fuori dalla legge è rimasto, purtroppo, il capitolo della familiarità. Ora abbiamo bisogno di puntare sulla piena uguaglianza su una legge contro l’omotransfobia”.
Il comune di Pompei è stato uno dei primi in Italia ad aderire alla rete nazionale delle pubbliche amministrazioni per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Gli intenti e le finalità della rete, anche conosciuta con l’acronimo “RE.A.DY”, sono raccolti in una carta d’intenti sottoscritta dall’Amministrazione Uliano. Redatta a Torino, nel giugno del 2006 da parte dei rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni intervenuti al Convegno “Città amiche”, organizzato dal Comitato Torino Pride 2006, la carta d’intenti impegna gli enti locali nella battaglia per il riconoscimento di pari diritti contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e d’identità attraverso azioni positive mirate a migliorare le condizioni di vita, rafforzare la contrattualità sociale e a stimolare il dibattito sulle contraddizioni di genere. Il che si traduce nella promozione di politiche atte a favorire l’inclusione sociale della popolazione vittima di discriminazioni legate al genere, non solo femminile, ma anche omosessuale e transessuale.