Il CIS di Nola fu inaugurato nel 1986, dal presidente del consiglio dei ministri pro tempore, Bettino Craxi.
Rappresentava il centro commerciale all’ingrosso di moderna concezione più grande d’Europa.
Per la costruzione del Centro, ogni socio ha partecipato, con quote proporzionali ai metri quadrati di capannone per l’esercizio dell’attività del commercio all’ingrosso.
Così è stato per tutti i primi 200 soci sino a quando non sono arrivati i contributi previsti dalla Legge 41; dopo tutte le pattuizioni previste nel preliminare di acquisto furono fatte con un contratto di leasing della durata di 16 anni con scadenza al 31 ottobre 2002.
Il contratto di leasing per ogni singolo socio, trasferiva al CIS la gestione unitaria e complessiva del contributo statale e del finanziamento agevolato dimostrando massima solidità del consorzio e soprattutto massima fiducia del presidente Giovanni Punzo, abile imprenditore con presunti buoni rapporti con la camorra.
Alla scadenza, secondo logica, ci sarebbe stato il riscatto dei capannoni ma ciò non è avvenuto per mancanza di volontà del presidente Punzo che qualche anno dopo chiede un grosso mutuo da circa 300 milioni alla Unicredit che sarebbe diventato un sub-mutuo che avrebbero dovuto saldare i soci CIS che all’epoca hanno dovuto sottoscrivere una girata in bianco così ha richiesto da Punzo, mentre gli istituti di credito, al tempo stesso, accendevano un’ipoteca sui capannoni.
Oggi 100 soci risultano insolenti e una trentina sottoposti a procedura fallimentare.
“Come è stato possibile, nonostante il passato di Punzo “vicino” alla camorra, che Unicredit gli abbia affidato centinaia di milioni di euro?” – interviene Carmelo Finocchiaro presidente nazionale di Confedercontribuenti.
Il sub mutuo che Punzo obbliga a sottoscrivere ai soci risulterebbe nullo per violazione del patto commissorio oltre al fatto che prevedrebbe vantaggi usurari tipo “mi prendo il capannone se non paghi!”.
“Bisogna fare chiarezza! – continua Finocchiaro.
La Banca d’Italia organizzò a luglio 2014 una iniziativa per instaurare, in maniera sempre più diretta, un dialogo con le imprese del territorio, individuando il Distretto CIS-Interporto-Vulcano Buono, che con 1.000 aziende – 9.000 addetti – 15 milioni di visitatori ed un indotto di oltre 40.000 unità, definendola la sede ideale per affrontare i temi relativi all’attuale congiuntura economica regionale.
“Così non è stato! Ad oggi abbiamo 100 imprese insolventi e 30 dichiarate fallite. Pertanto chiediamo di aprire un’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia sui fallimenti degli imprenditori del CIS di Nola per volere di un uomo dai poteri forti, Punzo, a Montezemolo, i collegamenti all’Interporto e Vulcano Buono e non per ultimo Indagare sul ruolo svolto da Unicredit e sulla gestione Punzo della Banca per lo Sviluppo” – conclude Finocchiaro.