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Napoli, studenti e praticanti avvocati contro la riforma forense

giustizia Un denso spiegamento di forze, decise ad avversare in ogni modo o maniera la riforma forense, si sta mobilitando massicciamente su tutto il territorio nazionale per combattere la battaglia per i propri diritti ed il proprio futuro professionale. Infuocato è infatti il clima che serpeggia tra laureandi e laureati in giurisprudenza, stante la prossima e definitiva attuazione da parte del legislatore delle disposizioni (titolo IV, artt. 40-49) contenute nella legge n.247/2012, rubricata:”Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense”. Legge che ad avviso degli opponenti è tesa a precludere quasi del tutto l’accesso sul mercato del lavoro alle nuove generazioni, ponendo una notevolissima serie di ostacoli e sbarramenti nel percorso formativo post-lauream da seguire per ottenere il titolo di avvocato e perciò ritenuta profondamente iniqua, discriminatoria, illegittima ed incostituzionale.

Innumerevoli sono le iniziative che si stanno svolgendo in questi giorni contro la riforma: incontri, dibattiti, seminari, assemblee, giornate di raccolta firme e manifestazioni. Che hanno visto dapprima coinvolte le città di Napoli, Roma e Catania e successivamente si sono propagate su tutto il territorio nazionale.
Particolarmente prolifica e da segnalare è stata l’attività espletata nell’area partenopea, dove la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in ossequio alla sua quasi millenaria tradizione giuridica, si è resa protagonista di una lunga serie di attività che hanno visto anche la partecipazione di docenti universitari ed esponenti del mondo della professione forense.
Tutte queste iniziative hanno in comune il punto di partenza: la pagina Facebook “Coordinamento No Riforma Forense”, vera e propria forza propulsiva di tale protesta, che ormai conta migliaia di iscritti e che stilando poche settimane fa una petizione ha già riportato più di 10.000 firme, sia attraverso la raccolta telematica che quella cartacea nelle varie facoltà di giurisprudenza.

Numerose sono le criticità della riforma, sottolineate dalla pagina, che possono essere riassunte in quattro punti e concorrono congiuntamente a rendere ancor più difficoltoso e gravoso l’accesso alla professione forense:

-probabile sbarramento preliminare, per accedere al tirocinio forense, tramite votazione riportata al termine del corso di studi (viene lamentata una portata altamente discriminatoria ed una carenza di oggettività della previsione, contenuta nei pareri del CNF);
-corsi di formazione obbligatori e a pagamento, previsti dall’art. 43 della l., di minimo 160 ore, da seguire durante il periodo di tirocinio di 18 mesi, con verifiche iniziali, intermedie e finali (si denuncia in primis l’intento speculativo sotteso alla previsione a danno dei tirocinanti, in secundis la mancanza di provvedimenti normativi tesi a disciplinare l’organizzazione in concreto dei corsi e le relative prove, lasciando così un’inaccettabile discrezionalità agli organi deputati ed un conflitto d’interesse con connessa violazione delle regole del mercato dato che gli organi istitutori sono altresì quelli tenuti all’organizzazione dei predetti corsi ed infine un’illegittima duplicazione dell’esame di Stato di cui all’art. 46 della predetta legge, in quanto la verifica finale, di tali corsi, consisterà molto probabilmente in una prova scritta di minimo 4 ore ed una prova orale di minimo 30 minuti, ed infine in caso di fallimento di ogni singola verifica dovrà essere ripetuto l’intero tirocinio);
-soppressione della figura del praticante abilitato ed introduzione del c.d. patrocinio sostitutivo (si teme che con tale modifica, di cui all’art. 41 co.12 della l., i praticanti avvocati potranno solo sostituire i propri “Dominus” e non svolgere attività difensiva per i propri clienti e per conto proprio entro determinati limiti, come in passato, dando così il colpo di grazia ad una delle categorie più vessate);
-riforma dell’esame di Stato per l’ottenimento del titolo di avvocato (si segnala la modifica peggiorativa, prevista dall’art. 46 della l., delle modalità in cui si articolerà il suddetto esame con la riduzione dell’orario per le prove scritte da 7 a 6 ore, l’eliminazione dei codici commentati e/o annotati con la giurisprudenza, ritenuti essenziali per lo svolgimento delle prove scritte, e l’aumento delle materie alle prove orali, che passano da 5 a 7).

Dato il tenore delle doglianze, che paiono più che fondate, ci auguriamo che le istituzioni intervengano prontamente a risolvere l’incresciosa situazione e cerchino, fattivamente, di venire incontro alle esigenze dei tanti studenti e praticanti avvocati che dopo anni di sacrifici non possono vedersi sbarrare in faccia le porte che conducono all’avvocatura ed ai propri sogni in forza di una legge, e dei relativi atti normativi che ne danno attuazione, che suscita molte perplessità se non un vero e proprio sconcerto.

Andrea Rispoli

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