Marò, anche Salvatore Girone in Italia, atteso per il 2 giugno

maròSalvatore Girone rientrerà in Italia già nei prossimi giorni. Ci resterà fino a quando il collegio arbitrale costituito presso il tribunale dell’Aja avrà deciso dove si terrà il processo a carico di lui e di Massimiliano Latorre. Una sezione speciale della Corte Suprema indiana ha deciso di rendere immediatamente esecutiva la sentenza del tribunale arbitrale dell’Aja stesso dello scorso 29 aprile, la quale indicava che il marò, in libertà provvisoria nella capitale indiana, avrebbe dovuto fare ritorno in patria entro tre mesi.

La decisione significa, come ha notato un comunicato della Farnesina, che Roma e Delhi hanno trovato un accordo sulla garanzia che l’Italia deve dare per assicurare che, qualora il processo a carico dei due Fucilieri di Marina si dovesse tenere in India, Girone tornerà a Delhi. Tra le garanzie – che l’Italia rispetterà -, il ritiro del passaporto del marò da parte delle autorità italiane e controlli sui suoi movimenti.

La scelta non è recente, essendo datata 29 aprile, e pone fine alla fase più acuta del contenzioso tra Italia e India, quello sulla restrizione delle libertà dei due marò. La vicenda non è però chiusa. Probabilmente verso fine 2018 all’Aja verrà deciso dove si terrà il processo. Poi, ci sarà il processo stesso. La decisione di fare rientrare Girone in Italia è il risultato di un difficile lavoro giuridico e diplomatico per portare il caso al livello del giudizio internazionale (arbitrato) e fuori da una disputa bilaterale, dopo anni di errori e incertezze. Inoltre, apre anche prospettive per un nuovo rapporto tra Roma e Delhi che, per forza di cose, nei prossimi mesi sono chiamate a collaborare insieme.

 

La vicenda dei marò  dell’Enrica Lexie

La vicenda dei marò e “il caso dell’Enrica Lexie” è una controversa internazionale  tra Italia e India sorta in merito all’arresto, da parte della polizia indiana, di due fucilieri di marina italiani (marò), imbarcati sulla petroliera italiana Enrica Lexie comenuclei militari di protezione, e accusati di aver ucciso Valentine (alias Jelastine) e Ajeesh Pink – due pescatori imbarcati su un peschereccio indiano – il 15 febbraio 2012 al largo della costa del Kerala, stato dell’India sud occidentale.

Il  15 febbraio 2012 , al largo delle coste indiane del Kerala, la petroliera battente bandiera italiana Enrica Lexie naviga in rotta di trasferimento da Galle (Sri Lanka) verso Gibuti, con un equipaggio di 34 persone e con a bordo 6 fucilieri di marina del 2º Reggimento “San Marco” della Marina Militare in missione di protezione della nave mercantile in acque a rischio di pirateria. Poco distante dalla nave italiana si trova il peschereccio indiano St. Antony con un equipaggio di 11 persone. Verso le 16:30, ora locale, l’Enrica Lexie incrocia un’imbarcazione e i marò a bordo, convinti di trovarsi sotto attacco pirata, sparano in direzione dell’altra nave. Poco dopo il St. Antony riporta alla guardia costiera del distretto di Kollam di essere stato fatto oggetto di colpi di arma da fuoco da parte di una nave mercantile; colpi che hanno ucciso due membri dell’equipaggio: Ajeesh Pink (o Ajesh Binki), di 20 anni, e Valentine, alias Jelastine (o Gelastine), di 44 anni. La guardia costiera indiana contatta via radio l’Enrica Lexie chiedendo se sia stata coinvolta in un attacco pirata e, dopo aver ricevuto conferma dalla petroliera italiana, richiede alla stessa di attraccare al porto di Kochi. Dopo un contatto con la società armatrice, il comandante dell’Enrica Lexie, Umberto Vitelli, asseconda le richieste della guardia costiera indiana e attracca nel porto indiano.

Due giorni dopo, il 17 febbraio, dopo i funerali dei marinai indiani, la nave italiana viene posta in stato di fermo. Il 19 febbraio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vengono arrestati con l’accusa di omicidio.

Nei giorni a seguire, vengono sequestrate e sottoposte ad esami balistici le armi rinvenute sulla Enrica Lexie da cui si evince che a sparare contro il St. Antony sono stati due fucili Beretta in dotazione ai marò.

A distanza di quattro anni e più, la vicenda presenta ancora dissonanze, complici i rapporti, inizialmente più ostici, tra i due Stati, nonché le vicende interne di entrambi gli Stati prossimi alle elezioni o intenti a dimostrare l’incapacità del governo in carica di gestire un caso intricato come questo.

Fatto sta che la decisione sulla giurisdizione indiana o italiana sul caso della “Enrica Lexie” è stata affidata al giudizio di un arbitrato internazionale che, probabilmente, non deciderà prima del 2018.

 

 

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