Troppo grossi gli interessi per Bagnoli Futura (si parla di oltre 270 milioni di euro) per non accendere i riflettori della magistratura sul rapporto ( orse sempre esistito) tra camorra, imprenditori collusi e politici corrotti. L’apparente calma che regnerebbe nel gotha della politica che conta sarebbe giustificato dalla volontà di muoversi in sordina di alcuni addetti ai lavori: un tentativo di salvare il salvabile prima che la nave affondi del tutto.
Dopo l’identificazione dei killer responsabili dei principali omicidi di mala registrati negli ultimi anni a Napoli e nell’hinterland vesuviano le cosiddette gole profonde della camorra sarebbero passate ai rapporti tra politica , impresa e sistema criminale : un’organizzazione apparentemente perfetta e talmente ramificata nella società da falciare inesorabilmente chiunque tenti di opporsi ad essa.
Abbiamo avvicinato , garantendo l’anonimato, alcuni collaboratori di politici regionali e non sono mancate le sorprese : “ L’aria si è fatta pesante: – hanno dichiarato gli intervistati – un clima di sfiducia e sospetto aleggia sinistro all’interno della Regione Campania e non solo. In molti tremano per le conseguenze di quello che potrebbe essere un vero e proprio terremoto giudiziario: tanti i nomi eccellenti preoccupati di aggiustare la propria situazione e coprire le proprie malefatte , troppo grossi gli interessi per pensare di mettere tutto a tacere rapidamente. Non è un caso che diversi collaboratori si stiano allontanando dai rispettivi politici per non essere coinvolti in uno scandalo che potrebbe esplodere all’improvviso con conseguenze inimmaginabili. Ormai anche quando parliamo a telefono delle questioni più banali facciamo ben attenzione a quello che diciamo e ai personaggi “citati” nelle conversazioni. Idem quando ci rechiamo al bar o parliamo tra di noi nei vari uffici”.
Parole forti che lasciano poco spazio all’immaginazione : il sistema vacilla dalle fondamenta. Uragano purificatore (atteso da sempre dagli onesti contribuenti) o debole brezza preelettorale? Ai posteri l’ardua sentenza.
Alfonso Maria Liguori
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