Ultime ora di campagna per le due formazioni contrapposte per la guida di San Sebastiano. Da un lato la lista Manzo che prosegue gli stessi attacchi di cinque anni di opposizione e denunce, che hanno prodotto solo qualche magra figura alla lista civica di Pino Capasso, senza i risvolti giudiziari più volte annunciati.
Dall’ altro lato la lista del Partito Democratico che ha presentato il candidato sindaco scelto con le primarie e ha tenuto dentro solo tre consiglieri uscenti integrando la formazione con nove professionisti e giovani del territorio selezionati dal Pd locale, che per regola interna ha chiesto a tutti i candidati il casellario giudiziario e i carichi pendenti.
Per la realtà conservatrice vesuviana quella del Pd è stata la vera rivoluzione politica. La tornata elettorale di quest’anno porta con sé la grande novità, ovvero per la prima volta è candidato alle elezioni amministrative un partito di livello nazionale come il Pd. Scelta presa con coraggio dal vertice locale democrat guidato da Peppe Panico e del candidato sindaco Salvatore Sannino , ma soprattutto grazie alla spinta di centinaia di militanti che chiedevano un prosieguo del percorso democratico avviato.
Il vero sconfitto di questa tornata è il metodo machiavellico delle trame e degli sgambetti incrociati tipici della Prima Repubblica, senza però avere gli stessi protagonisti in campo.
Ha vinto la politica della condivisione, della trasparenza, della correttezza e della progettualità e, nonostante i veleni mossi soprattutto da chi è rimasto fuori della competizione, la fine della campagna elettorale guarderà ad una nuova San Sebastiano al Vesuvio. Se migliorata o meno, ai posteri l’ardua sentenza.
Per ora ci piace guardare ad una formazione che ha proposto un serio progetto di governo e stabilità per i prossimi anni che ha visto l’arrivo in città dei big del Pd e partire dalla segretaria regionale Assunta Tartaglione con l’on. Ernesto Carbone della segreteria renziana, sino al sen. Enzo Cuomo.