La cupola di Secondigliano mirerebbe, attraverso alleanze sottobanco e intese trasversali con i clan storici del centro, al controllo degli affari illeciti sull’intero territorio partenopeo. Secondo alcune indiscrezioni investigative esisterebbe un piano ben congeniato da parte del sistema di Secondigliano per controllare gli affari illeciti in tutta Napoli: le richieste di aiuto che alcune famiglie della vecchia guardia e nuovi boss avrebbero chiesto agli amici “scissionisti” di Secondigliano consentirebbe a questi ultimi di tessere ramificazioni in tutti i quartieri della città. Una mossa ben studiata che potrebbe, nel giro di pochi anni, consentire allo strapotere criminale degli “scissionisti” di governare su Napoli imprimendo un unico marchio camorristico a quel punto difficilmente contrastabile da parte di altri gruppi criminali.
Il sistema di Secondigliano vanterebbe un numero di affiliati degno di un esercito regolare, gruppi di fuoco armati fino ai denti e in grado di colpire ovunque sul territorio e soprattutto canali diretti per l’importazione, la raffinazione e la vendita (all’ingrosso e al dettaglio) di stupefacenti. Una s.p.a. del crimine, insomma, pronta ad acquisire a Napoli e in provincia attività pseudo legali per il riciclo del denaro sporco. In tal senso esisterebbero intese a monte con la mala cinese che attraverso le tante attività commerciali sparse in città e nell’hinterland napoletano garantirebbe al sistema lavatrici efficienti per la “smacchiatura”degli illeciti proventi.
In questo guazzabuglio il cittadino onesto vive nel terrore di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Per i potenti, massoneria, mala politica, imprenditoria collusa nessun problema: ambasce che riguardano la povera gente, insignificanti individui da adoperare a proprio piacimento, versioni reali di fiction sullo stile “Gomorra”. Tanto per fare un esempio, ci si chiede come mai le autorità non facciano accertamenti finanziari per risalire ai proprietari dei lussuosi yacht che quotidianamente vanno ad affollare i prestigiosi moli della riviera. Un fiume di barche di lusso attraversa Napoli scorato da navette per trasporti eccezionali: è lecito, quindi, interrogarsi sull’identità dei possessori di questi gioielli nautici e sulle attività svolte da questi numerosi paperoni nostrani. Attività talmente remunerative da consentirgli, di questi tempi, simili tenori di vita.
Della serie: se la legge è uguale per tutti, sarebbe giunto veramente il momento di dimostrarlo (rimaniamo molto scettici a riguardo).
Alfonso Maria Liguori