Pompei, una minoranza al comando

pompei municipio 1Una minoranza al comando. O una maggioranza in opposizione. Scegliete voi quale dei due termini descrive meglio la situazione politica di Pompei, tanto il sapore della “marmellata” non cambia: perché ormai di vera e propria “marmellata” politica si tratta, magari da spalmare comodamente su una bella fetta di improvvisazione.

Ma veniamo ai fatti, che pure sono tanti. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, è la rottura consumatasi tra il primo cittadino Nando Uliano e il gruppo di Alternativa Pompeiana-Progetto Democratico, una lista di area Pd che era stata determinante per la sua elezione, raccogliendo oltre 1.300 voti e ben tre consiglieri comunali (Raffaele De Gennaro, Angelo Calabrese e Marika Sabini): praticamente una maggioranza nella maggioranza, il gruppo politico più numeroso di tutta l’assise comunale, che avrebbe potuto (e, forse, dovuto) avere una chiara leadership nella squadra di Uliano.

In questo continuo valzer politico, magari c'è anche la possibilità di rientrare in maggiornaza. L'obiettivo sembrava quello di eliminare l'assessore Santa Cascone. Resta comunque il fatto politicamente grave per Alternativa Pimpeiana: da determinanti a superflui, 1300 voti dei cittadini delle perifetie buttati al vento.
In questo continuo valzer politico, magari c’è anche la possibilità di rientrare in maggiornaza. L’obiettivo sembrava quello di eliminare l’assessore Santa Cascone. Resta comunque il fatto politicamente grave per Alternativa Pimpeiana: da determinanti a superflui, 1300 voti dei cittadini delle periferie buttati al vento.

E che invece è stato clamorosamente messo nell’angolo da una “nuova” maggioranza che (da settembre 2015 a maggio 2016) ha accolto a braccia aperte – provenienti dall’opposizione – Attilio Malafronte e Giuseppe Del Regno (subentrato all’ex consigliera Andreina Esposito) e il “ritrovato” Stefano De Martino, “pentitosi” del tentativo (fallito) di sfiduciare Uliano a settembre scorso. E in stand by c’è anche l’altro “figliol prodigo”, Luigi Ametrano, anche lui “quasi” pentito del tentato scisma di dieci mesi fa. Lo psicodramma finale si è consumato qualche giorno prima del consiglio comunale dello scorso 4 luglio, quando infatti, il sindaco ha revocato l’incarico di assessore a Santa Cascone, espressione proprio del gruppo Alternativa Pompeiana-Progetto Democratico.

Scontata (ma non troppo) la contromossa dei tre consiglieri comunali che si sono seduti dall’altra parte del consiglio comunale, dichiarandosi “all’opposizione”. Il risultato dopo questo ultimo colpo di scena? In teoria, se la matematica non ci inganna, così: maggioranza pro Uliano 7 consiglieri, opposizione 9 consiglieri. In una situazione così sarebbe ininfluente anche il voto del primo cittadino, che vedrebbe materializzarsi, invece, lo spettro di un capitombolo e di un ritorno anticipato alle urne.

Ma la pratica, si sa, è tutta un’altra cosa. In consiglio comunale, infatti, la dea bendata (diciamo così) è venuta in aiuto di Uliano: l’assenza del consigliere di opposizione Carmine Cirillo e le astensioni ad oltranza su tutti i punti da parte di Luigi Ametrano sono stati due provvidenziali salvagente (più o meno volontari) che hanno permesso al primo cittadino di restare a galla e approvare tutte le delibere con 8 sì (la maggioranza rimaneggiata ma presente al gran completo in consiglio, più il voto dello stesso sindaco), 1 astenuto e 7 no. Insomma le alchimie politiche pompeiane riescono il più delle volte a sovvertire anche i principi della matematica e le leggi dei fluidi.

Filippo Raiola

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