Truffa milionaria alla Camera di Commercio di Napoli: arresti e sequestri

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Eventi e progetti mai svolti, fatture per operazioni inesistenti, assenza di controlli da parte delle strutture competenti: il tutto per beneficiare dei fondi destinati alla Camera di Commercio di Napoli.

E’ di circa 1 milione e 200mila euro il sequestro preventivo eseguito dal Nucleo di Polizia Tributaria della guardia di finanza di Napoli nei confronti di tre persone legate all’associazione Unimpresa che ha una filiale anche a Castellammare di Stabia. I tre sono stati arrestati su ordine del gip di Napoli e su richiesta della Procura della Repubblica partenopea: si tratta di Vincenzo Longobardi, Paolo Longobardi e Raffaele Ottaviano. Altre quattro persone risultano indagate nell’ambito del procedimento. Per loro le accuse sono gravissime: associazione a delinquere e truffa aggravata.

guardia di finanza camera di commercio 2L’inchiesta della magistratura ordinaria si incrocia con quella della Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania che a febbraio scorso ha effettuato un sequestro da 1 milione e 500mila euro.

Gli indagati sono accusati di aver effettuato una serie di illeciti in danno alla Camera di Commercio di Napoli che assegna cospicui finanziamenti pubblici a numerose associazioni di categoria per progetti ed eventi di promozione della realtà socio-economica partenoepa. Paolo Longobardi, inoltre, è componente della giunta della Camera di Commercio.

Secondo l’accusa i tre arrestati avrebbero dirottato i fondi destinati alla tutela dei mercati e dei consumatori nonché alla promozione dell’impresa e dell’artigianato a vantaggio proprio o di società direttamente riconducibili a loro mediante la presentazione di documenti falsi che apparentemente giustificavano l’esecuzione di oltre 60 progetti di pubblico interesse in realtà mai svolti.

Tra gli eventi citati dalla Procura: “La legalità come investimento nella promozione dello sviluppo territoriale”; “La tutela alimentare”; “Zeppola di San Giuseppe – Riconoscimento di prodotto tipico napoletano”; “Il settore vitivinicolo negli Stati Uniti d’America”; “Codice per la legalità delle piccole e media imprese”; “I costi dell’illegalità e la lotta alla criminalità organizzata”; “Ecosostenibilità nelle costruzioni”.

Sarebbero state falsificate le firme sulle ricevute di pagamento per prestazioni o collaborazioni rese, emesse fatture per operazioni inesistenti, redatti rendiconti non veritieri, dichiarato fittiziamente di aver aperto sportelli informativi in alcuni Comuni, presentati piani finanziari identici per più progetti, chiesti contributi per pubblicazioni in realtà già realizzate o per nuove edizioni mai pubblicate, allegati ai rendiconti assegni utilizzati per l’acquisto di beni o servizi che nulla avevano a che fare con il progetto finanziato.

“E’ stata riscontrata, inoltre, – ha scritto in una nota il procuratore Alfonso D’Avino – l’assoluta assenza dei controlli svolti dalle competenti strutture o, addirittura, la consapevole complicità di alcuni infedeli dipendenti camerali”.

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