In seguito a controlli straordinari nel Rione Traiano, sono state sequestrate tre pistole semiautomatiche di vari calibro con relativo munizionamento occultate in alcune fioriere. Tante, troppe armi rinvenute dalle forze dell’ordine negli ultimi giorni per non pensare ad una guerra di camorra tra i clan della zona che potrebbero aver creato un filo diretto con la cupola di Secondigliano per rifornirsi di materiale bellico.
Se confermata, questa tesi aprirebbe un nuovo scenario nell’assetto dei gruppi malavitosi napoletani: in pratica Secondigliano fungerebbe da super market per l’acquisto di stupefacenti, armi e mezzi da usare in raid camorristici. Ma c’è di più: addirittura sarebbe possibile ingaggiare in prestito (previo lauto compenso) gruppi di fuoco sempre militanti nelle fila degli scissionisti di Secondigliano in grado di colpire ovunque in città e a qualsiasi ora del giorno. Prenderebbe così corpo l’ipotesi da noi formulata mesi addietro in merito al ruolo dominante della cupola di Secondigliano che attraverso accordi sottobanco e intese con ras emergenti punterebbe ad impadronirsi, criminalmente parlando, di tutta Napoli.
Un progetto unico per vastità e complessità di realizzazione che presuppone la disponibilità da parte degli scissionisti di un vero e proprio esercito di affiliati composto anche da insospettabili adolescenti, casalinghe, pensionati e persino diversamente abili a cui spesso viene affidato il ruolo di corrieri nel traffico di stupefacenti (alcuni pentiti parlano di cocaina nascosta nei tubi delle sedie a rotelle). Una sfida aperta allo Stato che stenta vistosamente in certe realtà ad imporre la propria presenza. Lo abbiamo sempre evidenziato: senza scolarizzazione adeguata, occupazione sana aggregazione la partita con il malaffare è persa in partenza.
Chiacchiere, tante chiacchiere ma nulla di più a monte di quello che dovrebbe essere un fronte compatto (istituzioni e cittadini) contro la camorra: come un cancro sociale il sistema corrompe i giovani comprandone la vita per poche centinaia di euro e forse uno scooter. Parlano le date scolpite sulle lapidi nel cimitero di Napoli: ragazzini uccisi come boss sotto gli occhi indifferenti di chi avrebbe dovuto fare molto di più per la comunità partenopea. I ghetti ai potenti e ai finti paladini del sociale fanno comodo: alveari di voti e mucche da mungere all’occorrenza per poi essere abbandonati a se stessi. In quel grigiore sopravvivere onestamente è veramente impresa epica: altro che Gomorra, a Napoli la realtà supera drammaticamente la finzione cinematografica.
Alfonso Maria Liguori