Ercolano, camorra: 23 arresti nell’operazione “Freedom”

carabinieri-archivio

Sequestrarono il padre di una collaboratrice di giustizia per “zittirla” e recuperare le armi del clan di camorra di Ercolano. C’è anche questo risvolto nell’inchiesta denominata “Freedom” che questa mattina ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

I carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno arrestato 23 persone (9 già detenute), di cui 18 affiliate al clan “Ascione-Papale” e 5 legate al contrapposto clan “Birra-Iacomino”, tutti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, ricettazione, porto e detenzione abusiva di armi da fuoco, estorsione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini si basano su intercettazioni telefoniche, colloqui in carcere, ingenti sequestri di armi, dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

L’inchiesta prende in esame il periodo tra il 2009 e il 2014, ovvero l’ultimo scontro tra le due cosche per imporsi nella gestione delle attività illecite nel territorio del Comune di Errcolano.
I due clan avevano a disposizioni armi da fuoco e munizionamento anche da guerra: pistole di vario calibro, un mitragliatore Ak-47 cal. 7.62, un mitragliatore Mp-40 cal. 9, una carabina cal. 22, due bombe a mano risultati ordigni bellici di modello F1. Tutto il materiale è stato sequestrato tra il gennaio 2009 e l’agosto 2014 ad Ercolano.

La camorra puntava anche sulle estorsioni: nei fascicoli alcuni episodi riguardanti una paninoteca, un centro scommesse e una rapina contro un’azienda di lavorazione di stoffe e pellami per autofinanziarsi.
Infine, il tentativo di recuperare alcune armi da parte di alcuni affiliati agli Ascione-Papale e di tutelare lo stesso clan di camorra dalle dichiarazioni della collaboratrice Antonella Madonna, ex boss nonché moglie di Natale Dantese, oggi ristretto al regime di 41 bis in carcere. Secondo gli indagati a conoscere l’ubicazione delle armi era proprio Madonna. Ad avere la peggio il padre di quest’ultima, sequestrato nel tentativo di farlo parlare mediante costrizione fisica.

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