Ammazzato a Torre del Greco dalla camorra per un fatale scambio di persona. Dopo 18 anni gli inquirenti hanno fatto luce sull’assassinio di Vincenzo Cardone, 23enne all’epoca dei fatti, ucciso il 26 settembre 1998, mentre era in corso una faida per il controllo del narcotraffico tra il clan Falanga di Torre del Greco e la cosca dei Chierchia di Torre Annunziata.
Per quell’omicidio questa mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e gli agenti del commissariato di Ps di Torre del Greco hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea nei confronti di Sebastiano Tutti e Antonio Scognamiglio, entrambi di Torre del Greco e affiliati al clan camorristico dei Falanga. I due sono accusati di omicidio premeditato, porto e detenzione illegale di armi, ricettazione, il tutto con l’aggravante delle finalità mafiose.
Stando al provvedimento emesso dal gip Tutti sarebbe l’ideatore dell’omicidio mentre a premere il grilletto sarebbe stato Scognamiglio.
La vittima, del tutto estranea a logiche criminale, ha perso la vita perché scambiata per un pregiudicato nel mirino del clan Falanga per aver favorito i killer di Santo Tutti, fratello di Sebastiano, ammazzato una settimana prima di Cardone in un ristorante di Torre del Greco da un commando di quattro uomini.
Cardone, insomma, che somigliava al vero obiettivo del sicario, è stato colpito di spalle da tre colpi di pistola calibro 7,65 dopo che aveva prestato il proprio scooter al pregiudicato nel mirino dei Falanga.
“Nonostante l’efferato evento delittuoso – ha scritto in una nota il procuratore aggiunto Filippo Beatrice – sia avvenuto sotto gli occhi di numerosi avventori di una nota caffetteria del posto, ne è stata ricostruita la dinamica in totale assenza di testimoni, rimanendo insoluto per 18 anni a causa del velo di omertà calato sulla vicenda”.