In entrambi i casi gli inquirenti starebbero procedendo alle indagini con scrupolosa attenzione onde risalire ai responsabili di veri e propri atti criminali. Andiamo per ordine: secondo alcuni testimoni in merito all’incendio del campo Rom di via Napoli ad Afragola a dare fuoco alle baracche sarebbero stati due individui giunti sul posto a bordo di un fuoristrada grigio.
I Rom avrebbero infastidito il sistema del posto: radio mala parlerebbe di furti e rapine messi a segno dai senza fissa dimora senza il consenso della malavita organizzata locale. Da qui la decisione di punire in modo esemplare i Rom in modo da farli allontanare dalla zona. Una tesi che se confermata evidenzierebbe ancora una volta la violenza del metodo camorristico nel delimitare territori e aree di competenza malavitosa. Chi sgarra in certi ambienti paga e senza sconti. Riflesso di inadeguata scolarizzazione, inoccupazione e assenza delle istituzioni.
“Ci risulta difficile credere alla favola dell’autocombustione – ha precisato Antonio Gallozzi, direttore Legambiente Campania – davanti alle fiamme che in questi giorni colpiscono vaste aree della regione dal Vesuvio a Capri . Questi atti criminali sono inequivocabili segnali di rifiuto di legalità. Qui è in gioco non solo la preservazione dell’ambiente e delle oasi naturali nostrane ma anche l’economia di comunità locali che hanno investito sul turismo ambientale. Per non parlare del rischio idrogeologico e della desertificazione conseguente agli incendi”.
Regie criminali analoghe quindi figlie della camorra e di interessi mafiosi da perseguire ad ogni costo. La stessa camorra che ha letteralmente sommerso di rifiuti la regione, che vede morire di cancro giorno per giorno persone innocenti colpite dall’inquinamento causato dalla tossicità dei materiali illegalmente smaltiti, continua a dettare legge incenerendo oasi naturali e colpendo impunita chi osa sottrarsi alla propria leadership criminale. Un quadro talmente avvilente da rasentare l’osceno. In sintesi ad oggi in certe realtà: camorra 1 Stato 0.
Alfonso Maria Liguori