I giudici del collegio della prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Ernesto Anastasio, a latere Marialaura Ciollaro e Riccardo Sena) hanno concluso che nessuno è colpevole per il crollo della Schola Armaturarum.
Nella notte tra il 5 ed il 6 novembre del 2010 gli scavi di Pompei subivano uno dei più gravi sfregi della sua storia. Nei giorni precedenti pesanti precipitazioni avevano gravato ben oltre il limite sopportabile dalla struttura crollata, il terrapieno alle sue spalle e quindi l’irreparabile era accaduto.
Oggi assolta l’unica imputata per crollo colposo, l’architetta in pensione Paola Rispoli, difesa dagli avvocati Peppino Fusco e Oreste Cicatelli, all’epoca dei fatti responsabile delle Regioni I e III dell’area archeologica. La formula scelta dai giudici è stata “Assolta perché il fatto non sussiste”. Il pubblico ministero Emilio Prisco aveva chiesto per l’imputata una condanna a un anno e mezzo.
Si chiude così con l’amaro in bocca la vicenda di un crollo che in pochi minuti aveva fatto il giro del mondo che noi stessi con servizi, video e con la nostra pagina Facebook “Stop killing Pompeii Ruins” avevamo seguito molto da vicino.
La struttura crollata era stata oggetto di interventi di restauro nei mesi precedenti, ma era gravata da un solaio in cemento realizzata incautamente nel corso dei primi interventi di restauro avvenuti in anni in cui le tecnologie forse non aiutavano molto il mestiere degli archeologi. La criticità però era nota.
Quello che denunciammo, e denunciamo ancora, era l’assoluta ottusità dei vertici dell’allora soprintendenza e della politica nazionale che non conosceva le maggiori criticità del sito che non era in questo senso mappato, cosa che ancora oggi forse non è stata risolta. Denunciammo allora, e ribadiamo oggi, lo scempio che contemporaneamente al crollo della Schola Armaturarum si stava facendo del Teatro Grande del tutto ricostruito con una “colata” di tufo, brutta ed antistorica. All’epoca assistemmo ad uno sperpero di denaro pubblico che fortunatamente è stata ormai condannato dalla giustizia insieme agli ottusi vertici di quei tempi bui ed all’assurda “emergenza” decretata dall’allora Protezione Civile di Bertolaso che, a fin dei conti, sprecò oltre 7 milioni di euro per un’opera di cui non si sentiva l’esigenza, dimenticandosi di priorità che appena sei mesi dopo cedevano sotto il peso dell’acqua, dell’incuria e, a voler essere buoni, dell’ottusa gestione.
I colpevoli di quel crollo nei fatti sono altri. Purtroppo non saranno mai giudicati da un tribunale, ma speriamo che a giudicarli continui ad essere l’opinione pubblica, almeno.
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