E se da un lato si contano le prime vittime stroncate per strada mentre cercavano i pupazzi e un avvocato di Pordenone, rincasando, ha trovato due ragazzine nel suo salotto, anch’esse alla ricerca dei Pokemon, dall’altro il fenomeno non poteva passare inosservato nel capoluogo campano che, come sempre, ironizza sul pokemonismo.
A Pomigliano d’Arco, sulla vetrina di un negozio, appare la scritta “Questo negozio è Pokemon-free: entrate liberamente”, come a dire: qui non si nasconde nessuno.
Secondo gli esperti, molti Pokemon sono proprio nella città, nei pressi di musei e altri luoghi di interesse culturale, ed anche dentro. Una interessante esca per avvicinare giovani e non alla cultura, all’arte. Infatti funziona.
Giovani dalla provincia arrivano in città per catturare i loro beniamini, da soli o in gruppi. Chiunque cammini non guardando cosa stia potenzialmente pestando ma armeggiando col suo inseparabile telefono è alla ricerca degli animaletti, sicuro.
Non solo Napoli, ovvio, l’intero pianeta è alla ricerca dei Pokemon. La Galleria degli Uffizi, ad esempio, ha pubblicato una serie di foto in cui appaiono Pokemon disseminati tra una sala e l’altra, accanto ai capolavori di Botticelli e Tiziano. sacro e profano mai stati così vicini, verrebbe da pensare. Un’astuta mossa di comunicazione, accolta sia da elogi (“Così si avvicinano i giovani ai musei”), che critiche (“Non si può accostare l’arte a contenuti così poco educativi”).
E Napoli non è da meno, pullulano musei e scavi e pulluleranno anche Pokemon. Qui, le statue romane di dei e semidei, custodite nelle splendide gallerie d’arte e archeologia partenopee, ammiccano alla squadra di Pikachu e compagni. Alcuni giocatori, infatti, hanno pubblicato sui social network diverse immagini di Pokemon nei musei. Solitamente ne captano uno nell’area esterna, per poi “trascinarlo2 all’interno delle sale.
Che dire poi del Museo Archeologico dove accanto all’Ercole Farnese e all’Apollo svolazzano rari mostriciattoli. Secondo la app dello smartphone, si intende.
“Trovo ottima l’idea degli Uffizi – dice Paolo Giulierini, direttore del Mann (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) – E sono molto contento se anche all’interno del nostro museo si annidi qualche Pokemon. Questo videogame si rivolge ad un pubblico che rappresenta i nostri visitatori di domani. È un piacere per noi se vengono a farci visita, contaminando l’arte immortale del Mann con le nuove tecnologie ed mezzi d’intrattenimento, su cui, tra l’altro, è nostra intenzione investire in tempi molto brevi”. Certo, sarebbe perfetto se si ogni due mostri si alzasse lo sguardo.
Il direttore continua: “Il museo è un contenitore di arte, bellezza, ed è nostro compito rilevare anche tendenze che attirano le comunità che ci circondano”.
Da zappatori di Farm Ville ad allineatori di sfere, banane e formine varie con Candy Crush; da sparapalle in spazi angusti con AAA a cercatori di mostri colorati con Pokemon Go. Ci stiamo evolvendo.
Intanto si avvisano i signori cercatori di mostriciattoli che presso il parco di Capodimonte è stato avvistato il più succulento dei Pokemon, il signor Pikachu.
Anna Di Nola