Stanato e arrestato a Miano il latitante Antonio Buono

arresto carabinieriSu indicazioni del pentito Carlo Lo Russo le forze dell’ordine hanno tratto in arresto uno dei latitanti più pericolosi dell’hinterland partenopeo, affiliato da anni al clan Lo Russo, che dovrà rispondere di associazione a delinquere di stampo camorristico e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.

Proseguono   le rivelazione dell’ex ras Carlo Lo Russo e i fedelissimi continuano a lasciare repentinamente la zona: sarebbero al momento 15 gli esponenti di spicco del clan Lo Russo irreperibili dopo il pentimento di uno dei capi storici del clan.

Fedelissimi che potrebbero non restare passivamente a guardare: pare infatti che lo stesso Carlo Lo Russo stia facendo pressioni perché si catturino in tempi rapidi i killer da lui indicati come principali artefici di omicidi eccellenti di camorra. Il timore  del collaboratore di giustizia è che questi criminali in fuga possano organizzarsi autonomamente e colpire mortalmente chiunque possa essere legato, anche alla lontana, da vincoli di parentela o amicizia con lo stesso boss passato dalla parte dello Stato. Una sorta di vendetta trasversale che  personaggi criminali di quel calibro non tarderebbero a porre in essere.

Intano i giudici, secondo alcune indiscrezioni, starebbero esortando Carlo Lo Russo a fare i nomi dei cosiddetti colletti bianchi, ovvero dei professionisti della cosiddetta Napoli bene che a vario titolo avrebbero, negli anni, permesso al clan di ripulire il denaro sporco e investire in attività pseudo legali.

Gli inquirenti sono impegnati anche su un altro fronte: si temerebbero reazioni della cupola di Secondigliano, in questo momento alle prese con rotture  interne agli scissionisti Amato – Pagano, che potrebbe essere chiamata in causa dalle rivelazioni di un uomo che di camorra ne capisce e sa tanto da decenni. Un cervello elettronico vivente che se scaricato dei file memorizzati  porterebbe ad un vero e proprio terremoto nel sistema partenopeo.

Un dato è evidente: le vecchie famiglie di camorra erano legate tra loro da accordi sottobanco e intese finalizzate al reciproco scambio di favori. Questo quanto emerso dalle prime rivelazioni dei pentiti eccellenti di un sistema di cui forse ad oggi si conosce ben poco. Radio mala però sembrerebbe scettica in merito al pentimento dei Lo Russo (e non solo): parlerebbe infatti di mossa studiata a tavolino per tutelarsi da avversari troppo forti sfruttando lo Stato per colpire nemici inattaccabili sul campo.

Intanto Miano, Capodimonte, Secondigliano restano zone di guerra con la gente terrorizzata dall’idea di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.