Resa dei conti al quartiere Mercato: i Mazzarella pronti a riappropriarsi, criminalmente parlando, della zona dopo l’arresto di Salvatore Maggio. Perderebbe vistosamente colpi il gruppo camorristico composto dalle famiglie Bosti-Sibillo-Giuliano-Rinaldi sotto l’offensiva spietata e continua dei potenti Mazzarella, forti di centinaia di affiliati tra i quali gruppi di fuoco in grado di colpire ovunque sul territorio.
Proprio la particolare ferocia e la precisione nelle esecuzioni dei sicari dei Mazzarella avrebbe costruito intorno alla storica famiglia di camorra un alone di terrore: altri clan si sarebbero più volte serviti dei killer professionisti dei Mazzarella che, con il sistema dei sicari in prestito, avrebbero strategicamente supportato alleati contro nemici in crescita, ovvero da annientare subito per limitarne la capacità belligerante. Perché, sia chiaro una volta per tutte, che a Napoli di guerra si parla negli scontri tra clan: a supportare tale tesi il numero di morti ammazzati in città di età sempre minore.
Basta osservare le date sulle lapidi nel cimitero di Napoli dei morti di camorra per comprendere come giovanissime esistenze, spesso poco più che adolescenti, siano state corrotte irreparabilmente da un cancro sociale che ad oggi non conosce veri avversari. Ancora debole e inefficace appare la risposta dello Stato allo strapotere camorristico: non basta arrestare gregari o figure di secondo piano della mala né fidarsi esclusivamente di pentiti camorristi che vicendevolmente si accusano senza mai fare i nomi dei cosiddetti “colletti bianchi” del sistema, ovvero di professionisti, massoni, imprenditori collusi e politici corrotti.
Così facendo non si arriva mai a colpire la camorra (e non solo) alle radici: adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione, da un lato, e, dall’altro, lotta ai veri capi dell’altro per sconfiggere definitivamente prevaricazione violenta e anarchia mafiosa. Ormai a certi livelli questi signori sono talmente collusi con lo Stato da faticare a distinguere il lecito dall’illecito.
E’ dura oggi convincere il cittadino onesto che la legge è uguale per tutti: troppe vicende aggiustate ad arte, condanne inesistenti o lievi , insabbiature eccellenti di processi delicatissimi per credere nell’assoluta buona fede di chi governa una Italia che ormai non convince più nessuno, in particolare nel meridione.
Della serie: riusciranno le nuove generazioni a mutare in positivo gli eventi? Non ce ne vogliano ma francamente siamo fortemente scettici, date le condizioni attuali, in merito.
Alfonso Maria Liguori