Scavi di Pompei, gli ambienti tornano in vita: ecco il “museo diffuso”

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L’idea di “museo diffuso”, come modo innovativo di fare turismo. A Pompei questo è possibile, come ha spiegato il soprintendente Massimo Osanna, nell’ambito del progetto di “musealizzazione diffusa” del sito archeologico più famoso al mondo.

Nella “Palestra grande”, adiacente all’Anfiteatro, sono stati esposti reperti organici rinvenuti durante gli scavi, già inseriti nella mostra “Mito e Natura”, integrati da un’ulteriore sezione di reperti naturalistici provenienti da Moregine.

Nella “Fullonica di Stephanus”, antica lavanderia situata lungo via dell’Abbondanza, è stata riallestita la cucina, così come era stata predisposta dai padroni di casa, sul modello già adottato dal soprintendente Vittorio Spinazzola.

Il concetto di musealizzazione diffusa permette al turista in visita agli Scavi di immaginare e rivivere gli ambienti, come si presentavano prima dell’eruzione del 79 d.C., e come li avevano pensati gli abitanti dell’epoca.

La riproposizione degli spazi, che mette il visitatore a contatto con la vita quotidiana della città antica, permette di comprendere il funzionamento e l’organizzazione di una cucina del I sec. d.C.. Si possono notare la griglia, le varie stoviglie e il vasellame necessario per la preparazione e la cottura dei cibi.

Il soprintendente Osanna si è detto contento di poter attuare una intuizione felice di Vittorio Spinazzola, Soprintendente e Direttore del Museo Nazionale di Napoli e degli scavi di Pompei dal 1911 fino alla nomina di Amedeo Maiuri. E’ proprio grazie a questa idea che i moderni visitatori potranno scoprire le abitudini e le consuetudini della città antica e vivere ancora più intensamente l’esperienza agli Scavi di Pompei.

Agnese Serrapica

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