Castellammare, omicidio Tommasino: “Ecco perchè venne ucciso”

_tommasino_cmare_staL’uccisione di Luigi Tommasino, il consigliere comunale di Castellammare, venne decisa da Sergio Mosca, storico affiliato al clan D’Alessandro il quale aveva da tempo troncato i rapporti con il politico stabiese. E’ questa la motivazione alla base della sentenza che il 22 giugno scorso aveva condannato a trent’anni Catello Romano e Renato Cavaliere (reggente del clan) nel processo che si è svolto alla II Sezione della Corte d’Appello d’Assise di Napoli.

Inizialmente, però, sia Cavaliere che Romano, avevano ricevuto l’ergastolo che poi gli è stato revocato anche se comunque a loro è stato riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. Era il lontano 2009, 3 febbraio per l’esattezza, quando il consigliere Tommasino, mentre si trovava in auto con il figlio adolescente (nel centro di Castellammare), venne colpito dai sicari del clan di Scanzano perdendo la vita in maniera brutale. Furono ben tredici i colpi di pistola che colpirono il politico stabiese con Cavaliere, il killer, che nelle scorse udienze ha chiesto scusa alla famiglia per quanto fatto.

Ciò che spinse il clan a decretare la morte di Tommasino fu sicuramente l’arresto prima di tutto di Pasquale D’Alessandro, figlio di Michele (storico fondatore del clan). Infatti, mentre lui era ancora in libertà, il consigliere comunale, secondo quanto emerso dal processo, si comportava “bene” nei confronti della cosca ma poi, in un secondo momento, aveva deciso di interrompere questa “cortesia” verso l’associazione criminale tanto da causare l’ira di Sergio Mosca.

Ovviamente, per decretare un omicidio, c’era bisogno dell’ok di un pezzo grosso come era all’epoca Enzo D’Alessandro il quale diede la sua autorizzazione all’agguato che portò all’uccisione dell’uomo. Dal processo però è emerso che in realtà Enzo D’Alessandro, prima di occuparsi dell’omicidio Tommasino, voleva fare fuori altre due persone che mettevano in repentaglio gli affari del clan: Antonio Fontana e Gennaro Chierchia di Gragnano.

Ritornando, però, alle motivazioni dell’uccisione, un input importante fu dato dal suocero di Pasquale D’Alessandro, Sergio Mosca appunto (che solamente qualche mese fa è uscito dal carcere), il quale era molto vicino al consigliere comunale e non è detto che esercitasse una pressione su di lui. Prima dell’uccisione, Tommasino e Mosca si incontrarono per parlare di “affari” e, constatata la volontà del politico di non rispettare i patti presi con l’associazione, il reggente del clan tornò a Scanzano con l’idea di uccidere il consigliere comunale.

 

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