Napoli, pentimento Carlo Lo Russo: i giudici vogliono i nomi dei “colletti bianchi”

case celesti secondiglianoI giudici incalzano il pentito Carlo Lo Russo: vogliono i nomi dei colletti bianchi della camorra, ovvero di quell’esercito di insospettabili professionisti della Napoli bene che dietro le quinte muove le fila del crimine organizzato.

Ad oggi il boss di Miano avrebbe omesso i nomi eccellenti di quello che potrebbe essere un vero e proprio terremoto giudiziario. Intanto 15 fedelissimi dei Lo Russo si sarebbero dati alla macchia nel timore di finire vittime di agguati da parte di clan rivali o destinatari di mandati di cattura spiccati dalla procura in seguito alle rivelazioni del pentito Carlo Lo Russo.

Un vero e proprio caos che avrebbe fatto saltare i vecchi equilibri di camorra sul territorio. Tra i killer indicati dallo stesso Lo Russo come esecutori di numerosi omicidi per il clan di Miano spiccherebbe il nome di Luigi Cutarelli: spietato, fedelissimo e particolarmente gradito ai Lo Russo Cutarelli sarebbe l’anima violenta di un sistema che per anni ha imposto la propria leadership criminale in particolar modo nello spaccio di stupefacenti e nell’usura.

Un potere economico spaventoso che avrebbe portato i Lo Russo nel tempo a insinuarsi negli appalti per la pulizia di noti nosocomi partenopei (e non solo): un fiume di denaro con il quale corrompere funzionari pubblici e cattivi politici al fine di ripulire il denaro sporco in attività imprenditoriali pseudo lecite.

Ma sui colletti bianchi Carlo Lo Russo esiterebbe: forse l’ex boss dei “capitoni” teme il potere di questi individui al punto di tacere in merito ad una questione che porterebbe in termini giudiziari notevoli benefici al pentito che confermerebbe definitivamente così la propria buona fede e la volontà di cambiare vita.

Gli investigatori sono preoccupati sulle faide interne che potrebbero nascere dall’annientamento sul campo dei Lo Russo: preoccuperebbero soprattutto giovani affiliati del clan che non sarebbero disposti a cedere o dividere il proprio regno criminale con alcun altro gruppo camorristico.

Lo Stato deve rispondere a quest’ondata di violenza e inciviltà garantendo adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione soprattutto nei quartieri più a rischio di Napoli. In caso contrario, lo sottolineeremo sempre, la guerra contro il crimine organizzato è persa in partenza.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.