Raffone, tra il 2011 e il 2012 salì alla ribalta delle cronache nazionali per i presunti “inchini” della statua del Santo Patrono San Catello nei pressi della sua abitazione in via Brin, nel quartiere “Acqua della Madonna”. Raffone si trovava agli arresti domiciliari ed è spirato nella sua abitazione: aveva 81 anni.
Era un vecchio boss, Battifredo, di quelli che hanno vissuto le guerre che hanno insanguinato Castellammare. Guerre vinte che gli hanno consentito di prendere i gradi di luogotenente del centro antico per conto del clan D’Alessandro, che ha invece la sua base al rione Scanzano, nella zona collinare. Ritenuto il braccio destro del defunto boss Michele D’Alessandro, Raffone era anche il suo ex consuocero (la figlia volle divorziare). In passato, negli anni ’80, è stato anche il presidente della Juve Stabia.
Battifredo doveva scontare altri 3 di reclusione ai domiciliari per estorsione ad imprenditori stabiesi per conto del clan D’Alessandro ed associazione a delinquere. Finì in manette nell’aprile del ’96 nell’ambito di un’inchiesta sul racket e fino al 2007 era detenuto nel carcere di Opera. Poi, il magistrato di Sorveglianza di Milano decise di sospendere l’esecuzione della pena, ritenendo troppo gravi le condizioni di salute dell’uomo per poter legittimare ancora la detenzione in carcere.
Come già accennato, le immagini di Raffone, in sedia a rotella e affacciato al balcone della sua abitazione per salutare il Santo in processione, fecero il giro del mondo qualche anno fa. Il dibattito era tra chi credeva che effettivamente i portatori fermassero la statua in omaggio all’anziano boss e chi, invece, riteneva che la sosta era dovuta alla presenza di una chiesetta a pochi metri dall’abitazione di Raffone, sempre in via Brin. In quegli anni Battifredo fu anche intervistato per la trasmissione televisiva “Le Iene”. Dal 2013 la statua non si è più fermata, ma Raffone è sempre uscito a salutare il Santo Patrono della città di Castellammare.
Francesco Ferrigno