Il Gazzettino vesuviano | IGV

Napoli, le rotte del narcotraffico: il ruolo di insospettabili professionisti

droga_1Rotte del traffico di stupefacenti per il mercato di Napoli: Germania, Nord Africa, Spagna, questi i grossisti che fornirebbero i clan di camorra partenopei con particolare riferimento agli scissionisti “Amato-Pagano” di Secondigliano. E c’è di più: a monte di questa organizzazione che muove cifre da capogiro non ci sarebbero camorristi ma insospettabili professionisti vicini alla massoneria.

Individui talmente inseriti nelle istituzioni e nelle imprenditoria che conta da riciclare il denaro sporco in attività alberghiere, casinò, bar di lusso e società di servizi. In pratica l’illecito nel lecito calato da chi in molti casi sarebbe addirittura preposto alla difesa della legalità e dei principi democratici. Ecco perché i pm martellerebbero il pentito Carlo Lo Russo per sapere i nomi dei colletti bianchi, delle bieche figure che dietro le quinte usano i camorristi come burattini arricchendosi sino all’inverosimile camuffati da una facciata di ipocrita legalità.

Questo anello di congiunzione tra istituzioni e camorra, tra mafia e politica sarebbe costato la vita a chi ligio rappresentante dello Stato era arrivato ad un millimetro dall’identificare i burattinai di questo gioco diabolico. E’ impensabile ritenere che personaggi poco più che analfabeti ne capiscano di economica internazionale, di azioni e di operazioni finanziarie estero su estero. Napoli non sfugge a questa logica perversa: pensiamo al fiume di denaro in arrivo per Bagnoli Futura, ai lavori nell’area portuale partenopea (solo per citare alcuni esempi). “Radio mala” parlerebbe già di accordi presi sottobanco e di guerre di camorra esplose sul territorio all’unico vero scopo di mettere le mani su mega lavatrici per il riciclo del denaro sporco.

Perché sia chiaro: se nei principali nosocomi partenopei la pulizia (e non solo) era affidata come indicato dal pentito Lo Russo a clan della camorra a mezzo società fittizie a Napoli la legalità e la trasparenza operativa proprio non son di casa. Il dato più avvilente è il commento a questo scempio dei napoletani stessi. Abbiamo intervistato alcuni commercianti e imprenditori del territorio e le dichiarazioni sono state disarmanti: “Non appartieni? Niente appalti. Scopriamo l’acqua calda – ha precisato un gruppo di imprenditori – a Napoli così è stato e così sarà sempre. Cambiano i musicisti ma la musica è sempre la stessa. Le istituzioni? Meglio tacere.

Qui mangiano tutti e quando qualche magagna viene fuori è quasi sempre perché qualcuno non ha avuto la propria parte nel business. Altro che legalità e trasparenza. Se si andasse realmente a fondo nelle indagini da parte della guardia di finanza sapete le risate: a Napoli il lecito si fonde all’illecito in maniera talmente diffusa da faticare persino a distinguere poi il bianco dal nero”. E qui fu Napoli.

Alfonso Maria Liguori

Exit mobile version