Napoli, è degrado all’Arenaccia. I cittadini: “Nessuno ci ascolta”

Veduta-via-arenacciaEmergenza sicurezza all’Arenaccia: esplosione di violenza in quello che viene definito uno dei ghetti più caotici di Napoli centro. In poche ore denunciati furti, tre scippi e una rapina a mano armata ai danni di un turista straniero.

Sporcizia e degrado sociale regnano sovrani nella zona: ricettacolo di prostitute, ricettatori, spacciatori e truffatori l’Arenaccia è sotto il controllo assoluto del crimine organizzato partenopeo. I tanti onesti cittadini che popolano il quartiere fanno quello che possono per quanto meno salvare il salvabile attraverso associazioni di volontariato e continue petizioni presentate al comune e alla prefettura in merito al potenziamento dei servizi di sicurezza in città.

L’impegno dei cittadini, seppure encomiabile, da solo non basta: si muovano i signori politici e si vergognino di presentare come oasi rinate vere e proprie cloache a cielo aperto, maleodoranti perché trasformate in orinatoi da extracomunitari irregolari perennemente ubriachi e contaminate dalla peggior risma di balordi esistente. Perché sia chiaro: qui si narra di realtà dove si può essere accoltellati mortalmente per un telefonino o una catenina, dove se denunci spesso sei poi abbandonato dalle istituzioni e soprattutto in cui per contare qualcosa devi appartenere al sistema.

Ci sono tanti modi di favorire i camorristi: ad esempio non percependo alcun compenso per un servizio offertogli in un solarium, regalandogli o vendendogli a prezzi irrisori generi alimentari o magari mettendosi a disposizione per piccole commissioni giornaliere.

Così parte del popolino sbarca il lunario: ebbene alcune di queste persone le abbiamo intervistate e le dichiarazioni emerse sono state inequivocabili: “La gente “e miez a via” ci fa campare – hanno precisato – e se aspettiamo lo Stato abbiamo voglia di fare la fame. A mio figlio avevano rubato lo scooter con il quale andava a lavoro e grazie ad alcune conoscenze in ambienti malavitosi lo abbiamo. Se facevamo semplicemente la denuncia se lo poteva pure scordare. E’ facile giudicare per chi è nato signore ma per chi come me combatte per sopravvivere da sempre il discorso è completamente diverso. Se sogniamo un futuro di legalità? Certo che si, tutti sogniamo, ma poi la realtà è ben altra cosa. Dottò le chiacchiere dei politici e le promesse di chi ci mal governa non riempiono la pancia”.

Non aggiungiamo alcun commento alle disarmanti parole di chi non ha mai conosciuto benefici dalle istituzioni nato e cresciuto in un contesto dove è veramente difficile separare il lecito dall’illecito. Della serie: le favole sono una gran bella cosa ma la realtà di Napoli è ben altra storia molto spesso più simile ad una tragedia senza fine.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.