Chiusa piazza di spaccio e sequestrate armi da guerra a San Giovanni a Teduccio: la Polizia di Stato ha tratto in arresto i pregiudicati Ferdinando Palermo ed Emanuele Gasparro che avevano messo su una piazza di spaccio in Vico Catari approfittando della particolare posizione del sito a cui si può accedere sia da Corso San Giovanni che da Comunale Ottaviano.
Nell’appartamento del Gasparro, che si trovava agli arresti domiciliari, la polizia ha rinvenuto e sequestrato tre fucili da guerra (di cui uno a canne mozze) con tanto di cannocchiale di precisione, oltre 400 munizioni , una pistola 357 magnum, quindici dosi già confezionate di cocaina e un pezzo intero di “fumo” ancora da tagliare. I due uomini, ben noti alla Polizia, sarebbero in forza al clan Reale: la presenza di armi di grosso calibro evidenzierebbe la tensione malavitosa in atto in una zona dove i Mazzarella, originari dei luoghi, sarebbero pochi inclini a tollerare la presenza di altri clan sebbene storici nel quartiere.
Un impero, quello dei Mazzarella, costituito da società intestate a presta nome, beni mobili e immobili sparsi per l’Europa e il Sud America e un esercito di affiliati pronti a imporre la logica criminale del clan su buona parte di Napoli. Proprio alla famiglia Mazzarella potrebbe essere assegnato il ruolo guida nella presunta cupola del neo unito malaffare partenopeo: sullo stile della NCO di Raffaele Cutolo e della Nuova Famiglia, questa nuova mega organizzazione unirebbe i principali sodalizi malavitosi di Napoli e della provincia in modo da limitare i danni in caso di confische o arresti e consentire alla camorra di riprendersi dai colpi subiti in tempi record.
Particolare attenzione sarebbe rivolta al mantenimento delle famiglie dei detenuti: pare proprio che l’abbandono da parte del sistema dei familiari dei principali affiliati in stato di detenzione abbia nel tempo provocato scissioni eccellenti nei vari gruppi e scatenato guerre sanguinose tra criminali senza scrupoli. Secondo radio mala, la camorra avrebbe compreso l’errore e sarebbe determinata a pagare bene e subito i propri affiliati: un segnale da mandare anche ai giovanissimi, ormai veri protagonisti del crimine organizzato. Per poche centinaia di euro, e forse uno scooter, ragazzi adolescenti vendono la propria esistenza alla camorra finendo inesorabilmente ammazzati o, nel migliore dei casi, dietro le sbarre per anni.
Una realtà drammatica che lo Stato non può pensare di combattere con la sola repressione ma puntando sulla adeguata scolarizzazione, sull’occupazione e sulla sana aggregazione da promuovere soprattutto nelle aree più a rischio della città.
Alfonso Maria Liguori