Napoli, spaccio al “Cavone”: l’ombra del clan “Lepre”

napoli cavoneIl clan di camorra dei “Lepre” di Napoli controllerebbe di nuovo le piazze di spaccio del “Cavone” e lo farebbe avvalendosi di donne boss, parenti dirette del ras detenuto Ciro Lepre (alias o’sceriffo). Dopo la temporanea ascesa nei luoghi del gruppo malavitoso “Esposito – Festa”, i Lepre sarebbero tornati in auge e lo avrebbero fatto in modo clamoroso.

Il reggente Ciro Lepre, detenuto e in pessime condizioni di salute, avrebbe passato lo scettro alle agguerrite donne del clan: forti, spietate e manageriali, spesso di bell’aspetto, le signore della camorra avrebbero arruolato giovanissimi affiliati per infoltire i gruppi di fuoco e le squadrette di pusher che soprattutto nel weekend riforniscono di fumo e cocaina tossicodipendenti e tossicofili del centro storico. Gli inquirenti temono ora agguati mortali e regolamenti di conti all’interno dello stesso clan: pare infatti che qualche ex fedelissimo del gruppo in passato si sia venduto a sodalizi criminali rivali del Vomero e dei Quartieri Spagnoli apportando notevoli danni economici e strategici ai Lepre.

Si sa: in certi ambienti chi tradisce paga con la vita. La camorra è lenta a volte nell’eseguire sentenze di morte ma non dimentica mai di farlo. La vittima così si illude di essere stata riabilitata, di averla fatta franca e abbassa il livello di guardia commettendo un fatale errore. I ragazzi si vendono alla malavita perché vedono in questo potere parallelo e cinico possibilità di guadagno e acquisizione di prestigio nel quartiere. Tutto miserabilmente alterato: paura scambiata per rispetto, vergogna per onore, morte per vita. A questo sfacelo lo Stato risponde ad oggi in modo insufficiente e lassista puntando esclusivamente sulla repressione.

Lo ripeteremo fino alla noia perché ce lo impone una coscienza mai sopita: senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione non si può combattere concretamente la camorra. Neo maleodoranti vicoli, nei bassi dove anche il sole fatica ad entrare ci si abbrutisce, socialmente e culturalmente parlando, abbandonati dalle istituzioni, ipnotizzati da programmi televisivi che inneggiano alla bella vita senza sacrifici mostrando solo i vizi e i capricci di miliardari poco più che ventenni.

Napoli tradita dalla gente, usata dai potenti, massoni, professionisti e imprenditori collusi e strumentalizzata da cattivi politici che vedono nei quartieri ghetto megastore per l’acquisto di voti (pentiti hanno rivelato che in certe zone le preferenze elettorali si acquistano pagando magari una bolletta inevasa o acquistando generi alimentari all’elettore). E qui fu Napoli.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.