Un fenicottero ha trovato ospitalità tra la sabbia nera vesuviana, e non troppo pulita, di via Alcide De Gasperi. Si tratta probabilmente di un giovanissimo esemplare che ha perso la rotta ordinaria che avrebbe dovuto condurlo verso luoghi più consoni al suo habitat naturali, come l’oasi protetta di Variconi a Castelvorturno. Al momento il volatile “stabiese”, avvistato e fotografato dai volontari di Legambiente, è in buona salute e riesce a volare. E’ stato allertato il locale comando del corpo forestale, che tra l’altro ha sede proprio nell’area dove il fenicottero ha trovato riparo. Se, a causa della denutrizione o per altri problemi, le condizioni dell’animale dovessero peggiorare si provvederà al recupero e al trasferimento in un sito appropriato. Nel frattempo, considerando che l’animale è in grado di volare, si lascia che la natura faccia il suo corso, sperando che il fenicottero ritrovi da solo la strada verso “casa”.
Non è l’unico caso avvenuto in Italia in queste settimane, a raccontarlo è Maurizio Fraissinet – autore del libro l'”Avifauna della Campania”- ed uno dei più esperti ornitologi presenti in provincia di Napoli: «A memoria d’uomo non si ricorda un transito così numeroso di fenicotteri in Campania. Dalla dozzina di qualche giorno fa si è passati rapidamente ad una trentina, poi ad una quarantina, per arrivare a 67 la domenica mattina dell’11 settembre. Uno spettacolo naturale che ha avuto anche il pubblico che si meritava: una piccola folla di birders, fotografi e disegnatori della natura in religioso silenzio ha affollato il capanno grande dei Variconi. Questa “straordinaria performance” campana è sicuramente merito della perfetta gestione del biotopo da parte dell’Ente Riserva, presieduto dall’ottimo Alessio Usai, e dalla infinita e commovente passione con cui i volontari di Castelvolturno si prodigano per difenderlo. Non a caso si chiamano “le Sentinelle dei Variconi”».
I fenicotteri sono uccelli che vivono in grossi stormi nelle aree acquatiche (in quasi tutte le aree del pianeta) e le cui dimensioni vanno da 1 metro a 1 metro e mezzo d’altezza. si nutrono filtrando alghe, crostacei e molluschi. Il loro becco dalla forma strana si è adattato appositamente per separare il fango dal cibo.
«In Italia si sta vivendo un vero e proprio boom per le osservazioni della specie – continua Fraissinet- mai prima d’ora mi era capitato di leggere di giovani fenicotteri in difficoltà soccorsi sulle spiagge italiane. Ebbene quest’anno sono venuto a conoscenza di alcuni episodi molto simili: tre in Campania ed uno all’isola d’Elba. In tutti i casi si è trattato di un giovane del primo anno che camminava sulla battigia in evidenti condizioni di difficoltà derivanti da denutrizione. In tutti e tre i casi i bagnanti hanno allertato le associazioni ambientaliste e si è provveduto al recupero degli esemplari. Per chi ricorderà la commozione e l’applauso che fu riservato ad Helmar Schenk allorquando ad un Convegno Italiano di Ornitologia di qualche anno fa riportò la notizia e le immagini della prima nidificazione della specie in Italia, quello che sta accadendo quest’anno ha davvero un significato particolare. Significa che anche questa battaglia per la conservazione della natura e quest’attività di studio e monitoraggio ha avuto successo, e c’è da esserne orgogliosi».
La spiaggia di Castellammare, particolare la zona della foce del Sarno, è un luogo dalla straordinaria importanza naturalistica, un sito di passaggio di numerose specie di avifauna, che andrebbe tutelato e monitorato. Al momento questo compito è svolto solo da pochi ed appassionati volontari, che armati di binocoli e pazienza cercano nel tempo libero di individuare e catalogare gli esemplari di specie autoctone e non, comprese quelle migratorie. Un lavoro certosino che andrebbe messo a sistema, perché monitorare significa anche proteggere.
«Le tante persone che affollano i capanni di osservazione per godersi lo spettacolo, i bagnanti che salvano gli esemplari in difficoltà sulle spiagge, e che fanno il paio con tutti quelli che si attivano e rispettano i nidi di tartarughe marine, dimostrano che va crescendo nel nostro paese una sensibilità naturalistica mai così ampia prima d’ora. Peccato solo che non se ne accorgono coloro che, nelle stanze dei bottoni, decidono la ripartizione delle risorse per la gestione della cosa pubblica. Sarà questa la nuova trincea della conservazione della natura? Far comprendere a chi amministra la cosa pubblica nel nostro paese quanto la conservazione della natura sia ormai una necessità sentita dalla popolazione?» conclude Fraissinet.
Carmine Iovine