La frode consisteva nel far attribuire pensioni di invalidità e accompagnamento a persone che non ne avevano diritto. I soldi, ingiustamente ottenuti, venivano usati per retribuire le famiglie affiliate al clan. Un giro di affari costato 9 milioni di euro all’Istituto di previdenza.
Grazie alle indagini coordinate dal DDA di Napoli sono stati individuati 86 soggetti che non avevano alcuna patologia. Si è scoperto che non erano mai stati sottoposti ad alcuna visita da commissioni mediche competenti a certificare il riconoscimento di benefici economici.
Ad altre 53 persone sono state notificate altrettanti avvisi di garanzia.
Le indennità di invalidità o erano concesse a soggetti direttamente affiliati al clan, o a persone che in cambio del beneficio ottenuto versavano nelle casse del clan tutti gli arretrati
Gianluca D’Ambrosio