I beni, nel luglio 2015, erano già stati sottoposti a sequestro; Francesco Grassia fu arrestato nel giugno del 2000 perché appartenente ad un’associazione per delinquere di tipo camorristico, insieme a Vincenzo Zagaria, Francesco Biondino e Dario De Simone.
Grassia aveva il compito di fornire continuo appoggio logistico agli affiliati, di nascondere armi, di riscuotere i proventi delle estorsioni, di reinvestire gli illeciti proventi delle attività del sodalizio. I collaboratori di giustizia lo hanno descritto come imprenditore organico al clan dei casalesi, fazione Zagaria, particolarmente attivo nella riscossione di tangenti e reinvestimento degli illeciti proventi.
Un’indagine risalente agli anni novanta da cui è emerso l’acquisto di un complesso immobiliare sito in Aversa (CE), ex “fabbrica Della Volpe”, ad un prezzo nettamente inferiore al valore di mercato, da parte di una società facente capo al destinatario dell’odierno provvedimento e ad altri sodali, testimoniava per gli inquirenti, la capacità di intimidazione derivante dalla loro comune appartenenza al clan camorrista dei casalesi.
Sempre in quegli anni, Grassia è risultato attivo, insieme ad altri appartenenti all’organizzazione criminale di riferimento, nel settore dell’importazione di armi dalla ex Jugoslavia (tra cui fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati).
I beni sottoposti a confisca di prevenzione consistono in società e fabbricati, aventi sede od ubicati principalmente nella provincia di Caserta, nonché diversi beni mobili e rapporti finanziari nella disponibilità diretta e indiretta del predetto, per un valore complessivo di oltre 11 milioni di euro.