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Barra, pagava il pizzo ai Cuccaro per vendere droga nella propria abitazione

carabinieri-torre-annunziataPer vendere la droga nella propria casa, doveva versare al clan Cuccaro, attivo a Barra, una somma settimanale di 200 euro e in caso di ritardo, la cifra raddoppiava.

E’ una parte di quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata che oggi hanno eseguito tra i quartieri di Barra e San Giovanni a Teduccio un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, nei confronti di sei indagati ritenuti responsabili, a vario titolo di estorsione, porto illegale di armi ed esplosione di colpi d’arma da fuoco, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, procurata inosservanza di pensa, con l’aggravante delle finalità mafiose.

Dagli elementi acquisiti e riportati nell’ordinanza, costituiti da intercettazioni e servizi di osservazione sul territorio, oltre che dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, risulta lo svolgimento di una fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti a Barra.

L’attività era diretta da Antonio Scognamiglio, classe 79, ritenuto vicino al clan Cuccaro, che usava la propria abitazione per vendere droga, godendo dell’appoggio del padre, che si occupava di riscuotere il denaro degli acquirenti, e della madre che nascondeva il materiale illecito (droga bilancini) durante i controlli delle forze dell’ordine. Lo scambio avveniva calando dal balcone dell’abitazione la droga nascosta all’interno di un paniere.

Le attività di indagine hanno anche consentito di accertare che Scognamiglio deteneva due pistole.

Dalle intercettazioni risulta anche che Scognamiglio doveva pagare a clan Cuccaro, egemone nel quartiere di Barra, la quota settimanale di 200 €, imposta per poter svolgere l’attività di spaccio e che in caso di ritardo, veniva sollecitata con minacce e applicazione di ‘penali’. Il giovane infatti era costretto a pagare 200 € in più se ritardava il pagamento del pizzo.

Il provvedimento cautelare si riferisce anche ad alcuni indagati accusati di aver esploso, nel mese di agosto 2014, colpi d’arma da fuoco nei confronti del palazzo Magliana, roccaforte di Cuccaro come atto dimostrativo di ribellione contro il clan per contrasti relativi ad una rapina commessa il territorio di operatività dell’organizzazione.

Grazie intercettazioni, nel corso dell’attività di indagine, è stato possibile arrestare Luigi Minichini, classe 79, latitante da agosto 2014.

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