“Sono Vincenzo Lo Russo: devo essere arrestato”: si costituisce “o signore”, ultimo boss di Miano

lo russo“Sono Vincenzo Lo Russo: devo essere arrestato”: con queste parole, dopo aver bussato all’ingresso del carcere di Benevento, è finita la latitanza dell’ultimo boss dei cosiddetti “capitoni” di Miano. Ricercato per associazione camorristica e traffico di stupefacenti Vincenzo Lo russo, meglio conosciuto negli ambienti malavitosi come “o signore”, avrebbe temuto per la propria incolumità dopo il pentimento eccellente del congiunto Carlo Lo Russo.

Timore che avrebbe spinto il ras a consegnarsi spontaneamente alla giustizia. Radio mala nel commentare l’episodio: si tratterebbe del definitivo tramonto dei Lo Russo, della fine di un clan che imponeva la propria leadership criminale su buona parte di Napoli. Ora trema la cupola di Secondigliano: dalle rivelazioni del pentito Carlo Lo Russo potrebbero scaturire arresti eccellenti tra le fila degli scissionisti Amato – Pagano già colpiti da conflitti interni scaturiti dall’assegnazione dei ruoli nell’organigramma della cosca e della gestione delle piazze di spaccio.

Una situazione tanto caotica da tenere gli investigatori in stato di massima allerta. I giudici nello specifico starebbero insistendo con il collaboratore Carlo Lo Russo perché riveli i nomi degli insospettabili del sistema, massoni, professionisti e imprenditori della Napoli bene veri burattinai della malavita. Perché sia chiaro che ad oggi la camorra è stata colpita solo nella manovalanza, nelle frange violente ma mai all’apice del sistema.

E c’è di più: sembra che lo stesso Vincenzo Lo Russo possa decidere a breve di collaborare con i magistrati rivelando ulteriori retroscena dell’universo malavitoso partenopeo e vesuviano. In sintesi si sarebbe alla vigilia dell’apocalisse per la vecchia camorra: i giovani ras vedrebbero in questa epurazione forzata occasione imperdibile per tentare la rapida scalata al potere criminale in città (e non solo).

Tutto sta a capire la reale buona fede dei pentiti che secondo alcune voci di radio mala finirebbero con il colpire attraverso lo Stato nemici troppo forti per essere affrontati sul campo. Una sorta di strategia senza esclusione di colpi e con l’involontario ausilio proprio delle istituzioni. Intanto la gente assiste attonita alle carneficine di camorra rassegnata all’idea di dover subire quotidianamente la prevaricazione violenta di individui senza scrupoli e terrorizzata dall’idea di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.