Un tentativo di risposta concreto all’ultimo consiglio pastorale della diocesi di Napoli, celebrato a Pacognano, da dove è giunta la necessità di porre la famiglia al “centro” intercettandone i problemi e i bisogni. E’ la Chiesa che prova a farsi carico dei bisogni primari ed essenziali della famiglia post-sinodo. «Oggi sono le parrocchie – esordisce don Andrea De Luca, parroco di Santa Maria di Loreto ad Ercolano, che ospita l’iniziativa – che vanno incontro ai bisogni ed alle urgenze dei cittadini. La parrocchia, fontana del villaggio, è chiamata a rimettere in piedi l’uomo e la donna del nostro tempo e del nostro territorio, attente a non togliere la dignità a nessuno, anzi la si riconosce e la si rispetta così come ci ripete spesso il nostro cardinale Sepe».
E’ la Chiesa in uscita di Papa Francesco, che «libera di facili egoismi, va incontro e si prende cura dell’altro, del bisognoso, del sofferente, portando a tutti la bontà e la tenerezza di Dio, per dirla con parole di Sua Santità – così esordisce Antonio Piccolo, ideatore e coordinatore del progetto.
A tutti coloro che sono in situazioni di precarietà e sofferenza; a tutti coloro che sono davanti al bivio di una scelta, a tutti coloro che sono senza voce perché il grido di dolore si è nel tempo affievolito e poi spento, così come quello delle coppie in crisi, che non hanno un qualificato punto di riferimento; dei separati e divorziati, che chiedono ascolto ed accoglienza; quello delle ragazze madri troppo spesso lasciate a se stesse e senza futuro, quello delle sedicenni della pillola del giorno dopo o dell’aborto facile, quello delle coppie desiderose di adottare e sono alle prese con la burocrazia lenta o con la procreazione assistita, quello delle famiglie vittime di usura alle prese con la problematica delle nuove dipendenze quali l’alcool e il gioco d’azzardo. A tutti apriremo la porta della speranza».
Un centro che grazie alla rete di professionisti, di protocolli d’intesa già stipulati con una serie di enti e associazioni e di volontari già formati garantisce la cura delle ferite con ascolto e solidarietà, perché dopo aver approfondito i contenuti del magistero della Chiesa e della famiglia «ora si tratta di mettere a punto ricezione e attuazione – continua Piccolo. E’ tempo di spegnere l’era dell’antagonismo o peggio quello dell’indifferenza, assumersi le proprie responsabilità, con quell’ ‘andate anche voi nella vigna’ e ‘date voi stessi da mangiare’ del Vangelo, che esprimono la volontà di Cristo a coinvolgerci nella missione. Questo è l’accogliere e l’accompagnare del convegno di Firenze. Questo è dar da bere agli assetati, sfamare gli affamati, vestire gli ignudi, questo è saper coniugare il tempo che viviamo, l’unico che ci appartiene, al presente, altrimenti – come direbbe don Tonino Bello – ‘celebriamo solo convegni che sono la passerella delle nostre superbie’».