Chi ha sparato a Pasquale Starace nella serata di venerdì scorso lo ha fatto per uccidere. Un solo colpo alla testa a bruciapelo, nessun tentennamento: il 63enne di Casola di Napoli non ha avuto scampo. Un atto dimostrativo, con le strade affollate e a pochi metri dalla piazza principale del piccolo centro dei Lattari ripiombato nel terrore, ostaggio di una violenza che rimanda a periodi bui che sembravano archiviati.
Starace, secondo gli inquirenti, non era organico a nessun clan della zona, qualche precedente penale di rilievo ma lontano nel tempo. Eppure i killer che hanno sparato hanno utilizzato modalità di stampo camorristico lasciando messaggi da non sottovalutare: un regolamento di conti, una vendetta, un agguato contro un uomo che, per sicari e mandanti, doveva morire senza se e senza ma. Perché? Cosa aveva fatto, e in che contesto, il 63enne padre di famiglia appassionato di caccia?
È da mesi che il clima nei Comuni dei monti Lattari è tesissimo e gli inquirenti hanno insistito sul territorio con pattugliamenti, perquisizioni, sequestri e arresti. In due piccoli centri incastonati tra le montagne, Casola e Lettere, si sono consumati gravissimi fatti di sangue che hanno mantenuto alta l’attenzione delle autorità: autobombe, agguati a colpi di fucile. Prima di Starace solo un’altra persona era rimasta uccisa nel corso di un raid: il figlio del boss del clan di camorra locale, ammazzato mentre giovava a calcetto nell’agosto del 2012. A gennaio scorso, invece, un 53enne del posto è stato colpito da colpi di fucile da grande distanza.
Tutto è passato per le strade di Casola e Lettere, con echi che inevitabilmente si sono sentiti negli storici centri del potere criminale: Pimonte, Gragnano, Castellammare di Stabia. Equilibri criminali in subbuglio, piccole fazioni di organizzazioni più ampie in costante conflitto tra loro. In gioco ci sarebbero i milioni di euro provenienti dal narcotraffico della marijuana che cresce tra i boschi dei Lattari. Ma non è ancora chiaro se l’omicidio avvenuto venerdì sera rientri nello stesso filone, anche se a breve potrebbero esserci già delle svolte.
La dinamica dell’agguato contro Starace è stata così ricostruita. Il 63enne si trovava in un bar di piazza Iozzino. Alle ore 21 e 10 circa ha salutato gli amici, tra cui probabilmente uno dei tre figli, ed è salito sul suo scooter “Piaggio” per fare ritorno a casa. I killer avrebbero atteso all’esterno, aspettando il momento giusto per agire. Così quando lo hanno visto da solo sono partiti, anch’essi a bordo di uno scooter. Hanno affiancato il 63enne, poi il sicario che viaggiava come passeggero ha estratto la pistola e da distanza ravvicinata ha fatto fuoco. I killer hanno fatto perdere subito le proprie tracce. Starace è stato colpito alla fronte da un proiettile calibro 3,57 sparato da una pistola a tamburo. Il grosso calibro ha perforato il casco indossato dal 63enne. Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Castellammare, guidati dal maggiore Donato Pontassuglia, e i militari della stazione di Gragnano, diretti dal maresciallo Giovanni Russo. Le forze dell’ordine hanno repertato un solo bossolo, ricostruito la dinamica e fatto partire immediatamente le indagini. Il lavoro dei carabinieri è coordinato dalla Procura di Torre Annunziata, anche se non è escluso che già nelle prossime ore il fascicolo possa passare alla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli.
Nelle scorse ore i militari hanno effettuato perquisizioni e interrogatori, hanno acquisito i filmati delle telecamere della videsorveglianza pubblica e privata della zona. Ma soprattutto hanno scavato nel passato del 63enne, imbattendosi in due episodi in particolare: una lite avvenuta venti anni fa con un’altra famiglia di Casola; un diverbio tra uno dei figli di Starace e un pregiudicato del posto, non lontano da contesti criminali, avvenuta, invece, venti giorni fa.
Tutti elementi utili, così come i precedenti fatti sangue, per ricostruire il movente di un agguato che ha messo fine alla vita di Starace, contro cui è partita una vera e propria spedizione di morte.
FraFree