Il gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli ha convalidato l’arresto per tentato omicidio del 15enne che giorni addietro aveva accoltellato un 13enne durante una rissa scatenata da futili motivi. Per l’aggressore si sono così spalancate le porte del carcere minorile di Nisida. “Non volevo ucciderlo – ha dichiarato il 15enne al giudice – ma solo difendermi perché spesso mi prendono in giro per il colore scuro della mia pelle. A volte sono stato anche picchiato”.
A queste dichiarazioni hanno fatto eco le parole della madre del ragazzo che ha precisato: “Mio figlio si è solo difeso. Voleva chiarire con quel ragazzo che invece gli è saltato subito addosso. Non è un violento né un mostro: sono anni che lo prendono in giro per il colore scuro della pelle vessandolo con ogni insulto. Gli ho sempre raccomandato di agire con calma e di non adottare atteggiamenti violenti. Ha sbagliato ma non accetto che lo si definisca per quello che non è”.
Parole che fanno seriamente riflettere, perché un bravo ragazzo non sferra due coltellate ad un altro coetaneo (anzi più piccolo di 2 anni) all’altezza del cuore, miracolosamente mancato dalla lama dell’aggressore per pochi millimetri. La vittima è ora fuori pericolo dopo aver subito un intervento chirurgico d’urgenza all’ospedale “Loreto Mare” di Napoli. Solidarietà al 13enne ferito e alla famiglia è giunta anche dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris profondamente turbato da una vicenda che solo per fortuna non si è tramutata in tragedia.
Ragazzi soli, abbandonati dalle istituzioni cresciuti in contesti dove la camorra ancora regna sovrana e in cui per emergere devi farti rispettare , costi quel che costi. In certe realtà per essere un uomo devi sparare , devi spacciare e non cedere mai a dialoghi conciliatori, per i camorristi sinonimo di debolezza e codardia. Nulla di più folle e incivile : l’esplosione dell’anarchia comportamentale di contro all’implosione della civiltà nel cuore storico di una Napoli per decenni violentata da politici senza scrupoli e imprenditori collusi con il malaffare. Bambini crescono per strada e dalla strada imparano il peggio della vita: si atteggiano a grandi, scimmiottano i personaggi di fiction a tema come Gomorra per sentirsi forti: ma in realtà nascondono così il proprio disagio nei confronti di una società civile che sembra non gradirli.
Sarebbe veramente giunto il momento di narrare il vissuto di chi vive in certi contesti con lealtà e onestà intellettuale: nei ghetti di cemento, nei vicoli maleodoranti e bui non si cresce qualitativamente ma si impara a sopravvivere nel peggiore dei modi. Si muova il governo e lo faccia tutelando il diritto alla vita dei giovani figli di Napoli: esistenze finite troppo presto sull’asfalto in una pozza di sangue, stroncate da proiettili esplosi da coetanei ipnotizzati da cattivi modelli e falsi principi. Della serie: adesso o mai più attenzione e amore per la capitale del Mediterraneo.
Alfonso Maria Liguori