L’uomo si trova oggi più che mai immerso in un nichilismo statico ed in una vacuità esistenziale che tuttavia vengono vissute nella loro pochezza e disespressione estetica. Il pregiudizio ed una ricerca del bello scarno, che tramuta l’apparenza in vezzo egoico, rendendola spura dal suo significato primordiale, stanno portando gli esseri umani ad una scansione distruttiva rapida e voluttuosa dell’esistente. L’epoca attuale, quella che dal 2001 è divenuta l’”Epoca Cibernetica”, spazzando via ogni rimasuglio di quella “Contemporanea”, oramai chiusasi in un claudicante Novecento, spento prematuro con la caduta del “Muro di Berlino” e apertosi con la decadenza morale e pochezza di valori che, reduci di una battaglia con noi stessi, sia avverte imponente. C’è un eccesso di notizie, reperibili in quantità ingente sul web ed una pressoché totale mancanza di riflessione.


La rappresentazione grafica del Maestro Sarossa (nella foto), fondatore e massimo esponente dell’Oltrismo, corrente che da sempre cerca una “quarta via”, la possibilità dell’uomo di essere differente dall’inanimato non per coscienza ed identità ma per l’agire irrazionale, è in tal guisa esemplare. L’agire irrazionale, alla base della natura umana, l’essere contro la natura stessa e, in un agire fuori da logiche darwiniane e strettamente sociali, dall’homo homini lupus di hobbesiana memoria, rende l’uomo pensante comunitario, trovando nel donare sé incondizionatamente e irrazionalmente all’altro la sua ragion d’essere e la sua evoluzione da individuo a persona, tale perché si riconosce solo nelle formazioni sociali, nell’incontro, nella condivisione.

L’epoca cibernetica sta facendo regredire l’uomo alla dimensione di “homo videns”, che guarda e osserva con curiosità di comare e non vero e proprio spirito di ricerca, che in un periodo di totale crisi economica cerca disperatamente il modello ultimo di iPhone, la macchina all’ultimo grido, reificandosi in maniera feticista non ad immagini soprannaturali o a figure di culto, ma ad emblemi della divinità del pecunio. Scarno, mediocrizzato, reso impotente da logiche di concorrenza, oramai date per rate, certe, ed incontrovertibili, da situazioni di precarietà prima ancora esistenziale che sociale ed economica, non trova sé e cerca ovunque le vie dell’oblio, rimandando a poi l’esistenza, sospeso nel limbo del godimento fine non più nemmanco a sé stesso, ma al mercinomio, alla moneta sonante.


Alcune costanti delle opere artistiche oltriste sono la rappresentazione di una terra, spesso brulla, infondata, non coltivata, arsa dallo sfruttamento, è a tutti gli effetti l’inferno dell’uomo di oggi, morto tra morti, lobotomizzato da stendardi economici, dal consumismo, dallo sfrenato capitalismo.

Nulla è, nulla salva, nulla germoglia, neanche una Ginestra vesuviana di Leopardiana memoria. Il mondo è il-colore-del-pensiero-olio-su-tela-50x70immerso dalla malvagità, la giustizia terrena sempre più distante da quella divina, sorge disperato un grido smorto, “eloi eloi lama sabachthani”. Il Dio misericordioso che ha affidato a noi un giardino, si ritrova tra le mani un deserto. Aspro il cammino, tanti gli ostacoli, non solo e non più lontani, non solo i monti, che ci chiudono nel nostro mondo ma ci danno la speranza di un altrove migliore, tanti anche gli ispidi poggi, sul terreno, a noi vicini, non insormontabili ma infidamente acuminati. I monti hanno una duplice funzione allegorica, rappresentano i nostri limiti, quelli da superare per andare altrove, spiccare il volo e trovare finalmente noi stessi.

Un muretto facile da oltrepassare ci riporta a quella asprosa situazione dell’esistente. Il Dio misericordioso è lì da qualche parte, oltre i monti, ma noi lo abbiamo dimenticato, lui, che era ed è a nostra immagine e simiglianza, è stato trasformato e modellato a nostro piacere, reso la vendicativa divinità veterotestamentaria, peggio, esaltazione dello sciupio, reso il terribile Kronos, identificabile con Crono, lo spaventoso Baal padrone del tempo, padrone della finitezza, nobile di alto rango della sfioritura del nostro mondo, serpe che vuole far credere che l’uomo sia destinato a soccombere, a perire, ad invecchiare, e , con esso, la caduca natura stessa. Ma la speranza tenue resta, una sfera, simbolo del divino perfetto perché irrazionalmente macchiato dall’errore evolutivo, dall’apertura spirituale alla realtà sovrasensibili, iperuranica, tensione d’assoluto, profumo d’ infinito.

La sfera è l’ultimo dono offertoci da Dio, dalla Madre Terra, padrona di ogni sapienza, regina di ogni umiltà. Al di là di egoismi e danaro tale sapienza umile, tale desiderio imprescindibile di un nostro alius sublime più che perfetto, bello solo perché buono, è la nostra ultima ancora, la nostra salvezza, il nostro donarci all’eternità, perché il tempo, la vecchiezza, la morte, non sono che illusioni e siamo noi a sceglierle, siamo noi liberamente a decidere di essere preda della mediocre brama di danaro e potere. Unica ed ultima salvezza per il genere umano è squarciare questa illusione di perimento e, uniti in un unico abbraccio, aprirci alla sapienza, e per far ciò occorre l’amore, solo un cuore innamorato cerca incessantemente la sapienza, sotto forma di bellezza, vera ed unica bellezza possibile.

D’altronde il desertico ocra dei colori rappresenta il deserto, da sempre simbolo di un cammino di sofferenza e rinunce per raggiungere la purificazione, ed in altre rappresentazioni anche il mare rappresenta tale percorso di ascesi ed illuminazione spirituale, superare il metilene degli abissi, accedere al cobalto delle prove, giungere finalmente al turchino della grazia. E, l’eterno amore che tutto move, può portarci al di fuori delle nostre sofferenze, aprirci a noi stessi e agli altri col coraggio di cambiare, di accettare ogni vessazione e patimento come transito verso un giardino pullulante di fiori germogliati asciutti, un paradiso lezioso e candido, un al di là da sé che, conservando nel nostro animo la predisposizione e l’incessante desiderio di ricerca, potrà farci intuire, già qui ed ora, da subito, illuminati dallo spirito del mutamento, l’essenza del divino.


E che strumenti utilizza l’Oltrismo, come corrente artistica, per aprire l’uomo alla spiritualità? Ossia, meglio, per indicare la strada al fruitore, che poi avrà un sua personalissima evoluzione, meglio se universale, cattolica, ove per religiosità cattolica si intende una visione del mondo comunitaria e spirituale contrapposta sia all’edonismo filoprotestante e laico-ateo, sia al fanatismo settario religioso, sia anche ad una spiritualità egoistica, come quella della new age, o quella della interpretazione gnostica o di dottrine orientali contaminata e fuorviante, che colloca la perfezione individuale esulata dalla evoluzione degli altri essenti, e per ciò stesso è mercinomio dilettantistico della spiritualità stessa. Esso si colloca come avanguardia di questo Nuovo Millennio, nasce dalle ceneri ancora pullulanti degli ultimi gridi di alternatività e ricupera questa apertura nuovissima alla spiritualità ma traendone il meglio, il risvolto illuminante.

Da un lato le culture urbane, dark, tardo punk, “punkabbestia”, di un vivere cinicamente ma assurgendo a grazia con la visione comunitaristica del mondo. Si tratta di visioni che, ad inizio Millennio, sono andate di pari passo con quelle no-global, che furono l’ultimo grido del comunitarismo, l’ultimo grido per un cambiamento epocale che non ci fu, non solo da un punto di vista artistico letterario (hacker art, cyberpunk, connettivismo), ma anche musicale (rimasugli di rap, dub, raggamuffin, reggae; Almanegretta e 99posse ad esempio). Rifiutavano categoricamente una globalità solo economica. E ci avevano visto bene, dato il palese fallimento dell’Europa unita e serva del denaro e delle libertà di basso livello, che isola tutelandolo l’individuo, ma allo stesso tempo lo spersonalizza, distrugge ogni realizzazione nelle formazioni sociali ed ogni diritto alla dignità sotto il vessillo di una libertà che prescinde dall’amore e che per tali motivi è libertina-ma egoica-, liberale e terribilmente liberista.

Sullo stesso filone si collega al cyberpunk, alla hacker art, alla cultura digitale, così come è nata, per contrapporsi ad un eventuale distopico e discronico mondo governato da privatissime multinazionali ed ove, il progetto fluxus, gli happening e la concezione di un’arte in divenire ove tutti con il loro contributo dessero forma ad opere in fieri e sempre aperte. Ricupera poi dalla cultura gotica l’interesse alla sfera eterea e sovrumana dell’uomo. Cogliere l’etereo della figura femminile, esaltazione dell’essere, colma di grazia, via d’ascesi, guida e cammino ad un tempo. l’evoluzione del gothic culture ha portato l’Oltrismo ad essere espressione artistica, soprattutto pittorea ma anche scultorea, di una nuova spiritualità. E, dal punto di vista letterario, la corrente si apre, dischiude all’etereismo, movimento poetico ideato da Selendichter, sulle ceneri del “Gruppo2001”, il quale coglie questa essenza e la manifesta.


D’altronde tracce di etereismo si colgono anche in tante giovani poetesse soprattutto, di questa seconda decade, nate e cresciute sotto gli influssi dell’eterico millennio. Tania Santurbano Stetari e Carmela Santulli, per esempio, che cercano con immane sazietà il frammento etereo del divino in una corporalità talora esasperata, spiazzante e pullulante, come a dire scintille divine nella perdizione, speranza ultimo che la voce che è carne vibri sospesa verso paradisi della pienissima vacuità colmante del trasparente, oltre il velo di Maya. Aderendo in pieno all’Oltrismo, l’etereismo tende di dare voce, nei commenti alle opere dei suoi esponenti, all’oltristico Astrattismo Onirico e Cosmico di Antonio Marchese, così come al Primitivismo Postatomico di Sergio Sperlongano, alias Ghost, o al Paesaggismo Partenopeo Simbolico di Lino Chiaramonte, alias Pach, sottolineando questa visione, apertura, interpretazione, esegesi.

Cogliendo l’etereo dall’arte, come l’etereismo cerca di fare, trova la sua giusta collocazione nell’Oltrismo, per affinità di vedute e perché dietro le rappresentazioni artistiche si cela questo humus, questa forma mentis che guida la mano dell’artista-creatore, come quella del poeta, spesso prestato al commento. L’arte tutta, musica compresa, è e sempre sarà impronta del divino, mano di un artefice, artista, che a simiglianza di Dio crea il bello, una bellezza che può essere contemplata solo ad un cuore innamorato, “al cor gentile rempaira sempre amor”. L’amore, che è cortese, che è gentile, cerca incessantemente questa bellezza perché, in essa, trova la bontà, la grazia, il kalos kai agathos. A tal riguardo esemplare è che il Maestro Sarossa in primis utilizzi le categorie liberali, il trivio, grammatica, rettorica e dialettica, ed il quadrivio, algebra, geometria, musica e astrologia. Cogliendo in ciò, sapientemente, una connessione tra la nuovissima comunità che va formandosi e le arti liberali. Così come altre categorie del mondo cortese, della lirica provenzale, siciliana e toscana e stilnovistica.

Ed infine l’apertura alla new age, a questo sempre maggiore interesse per i giovani ed i giovanissimi ed anche gli adolescenti per queste realtà spirituali, in un mondo che sta rimettendo in discussione tutte le certezze scienziste e positiviste dell’ottocento e del novecento in una ottica nuova, complici molti ritrovamenti archelogici, soprattutto monoliti- d’altronde cos’è la sfera delle rappresentazioni di Sarossa se non un monolite- nonché scritture rupestri, ritrovamenti fossili, OOPArt e via discorrendo. E complice anche una lettura diversa dei testi sacri ed un nuovo sincretismo, nuove teorie che collocano viaggi spaziotemporali ed/od alieni (tipo gli annunaki sumeri, per non parlare di rettiliani, linee di sangue, etc.) come donatori di conoscenza e civiltà, confondendo spesso entità spiritiche, angeliche o demoniache, come esseri viventi in carne ed ossa. Certo roba vecchia, fantascienza iniziata negli anni Settanta, ma che tramite la rete porta i ragazzi soprattutto ad interrogarsi sui quesiti che da sempre affascinano l’umanità, chi siamo, da dove veniamo, qual è il nostro ruolo nell’universo, nel cosmo. Interrogativi che, a partire dall’età del materialismo iniziata nel 1600 circa, erano stati volta per volta spiegati razionalmente, assurgendo persino l’anima ad oggetto di studio empirico attraverso le neuroscienze, la neuropsichiatria e la psicologia.

E tutto sembrava chiaro, palese, anche nella fisica, allocata in precisi schemi galileiani-newtoniani prima, poi corretti con le relatività einsteiniane. Ma a partire dallo squarcio della fisica quantistica, della necessità si concepire la realtà solo come oggetto di percezione nostra e non come realtà data per rata e definita e quindi solo misurabile, si spalanca un nuovo mondo, una liberazione, un ritorno alla spiritualità. L’Oltrismo, come corrente artistica d’avanguardia, apre una di queste porte, con la fruizione del bello e l’esaltazione della gnosi. Una corrente spirituale, una orma piccola di Dio che porta l’animo nostro a luccicare ed ad interrogarsi, L’Oltrismo è tutto questo, e come l’ etereismo, sfumatura dello stesso e suo aspetto letterario, utilizza la parola per aprire varchi, così l’Oltrismo utilizza le arti figurative. Ma è un tutto armonico ed imprescindibilmente collegato. Taccio sulla musica che è l’arte somma ed il tramite prediletto per l’ascesi. Noi un giorno canteremo assieme innanzi al volto unico e trino di Dio. Ma dico che anche e forse soprattutto in Italia la musica negli ultimi tempi sta tornando al servizio del divino, e ben può collocarsi in esso.

Vibrano corde eteree, vibra l’etereismo, ergo propendono verso l’Oltrismo. A partire da Lucio Battisti, dalle cui musiche traspariva una continua ed incessante ricerca artistica che non poteva non essere spirituale. E la scelta dei testi, prima di Mogol e poi di Velezia per finire con l’apoteosi di Pasquale Panella, non sono altro che una conferma. La musica di Lucio guidava i testi, sia se composta prima sia se ad essa adattata. Come maieuta socratico cacciò fuori da Mogol ambientalismo, panteismo, panpsichismo, panismo, da Velezia leggeri e profondissimi testi new age ed a tratti afferenti a certa poetica americana ed all’illuminismo, da Pasquale Panella un lavoro che non possiamo definire qui brevemente, ma che ho già fatto, indegnamente ed in maniera incompleta, altrove. Oggi tale ricerca musicale illuminata prosegue, restando in Italia, con Giovanni Lindo Ferretti, Carmen Consoli, Max Gazzè, i Baustelle, Alessandra Amoroso, Annalisa, Nathalie Giannitrapani, Franco Battiato, Malika Ajane. Ed anche la musica assume allora questa connotazione Oltrista, seguendo, come le liriche degli etereisti/oltristi cercano di fare, vibrazioni eteree per giungere, tramite l’etereo ad una spiritualità nuova, all’Oltre.


Il Maestro Sarossa, nome d’arte di Salvatore D’Auria, nella sua evoluzione artistica ha reinterpretato in maniera personale l’Arte come concetto globale, adottando tutti i movimenti già noti e andando oltre gli stessi, in una dimensione nuova. La dimensione dell’Armonia. La creatività è il motore che muove la sua mano, la fantasia il luogo dove ambienta i suoi paesaggi, la conoscenza il mezzo per tirare fuori quello che ha dentro, l’Armonia il fine. Una miscellanea di stili che affronta a carte scoperte e con sapienza, quasi una sfida a viso aperto, sapendo che ogni tematica ritrattata con la sua Arte è soggettiva. L’uomo diventa protagonista di un’Arte che va oltre, consapevole della sua esistenza nel mondo come Armonia del tutto.

E’ come un maratoneta che prima davanti al traguardo si ferma per dare la vittoria al secondo, così vince anche su se stesso. “L’Oltrismo è questo” afferma Sarossa, classe’43 e puteolano “andare oltre il movimento utilizzandone mezzi affini, ma con un potenziatore di base, un’arma segreta e personale, che sposta l’attenzione dall’oggetto al soggetto, il messaggio di Armonia. Costruisce alfabeti, segni ricorrenti, simboli iconografici, con cui articolare i suoi discorsi per renderli fruibili agli occhi dell’osservatore di qualsiasi razza, colore, religione e credo politico, convinto che il linguaggio figurativo sia insito nell’essere umano come un istinto primordiale che dà l’impulso di vita”.

L’Oltrismo sta facendo il suo ingresso anche nel mondo dell’arte, grazie al contributo del dottor Dario D’Auria con il progetto <L’Arte Indossata> “ Esso ingloba la cultura e i valori del made in Italy, lanciando le basi per un’eccellenza qualitativa” afferma il D’Auria, continuando “Passione per l’arte, cura per il bello, amore per i dettagli, diventano dei valori chiave su cui basare la propria ispirazione. Sarossa è un brand che crede, presume, richiede una grande cultura a chi lo indossa, che si traduce nel desiderio di essere compreso in tutta la sua grandezza espressiva. Indossare Sarossa, significa andare oltre lasciandosi trasportare nella dimensione dell’Armonia”.

Giovanni Di Rubba



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