Nella mattinata di martedì 11 ottobre, dopo un’accorta e prolungata attività di intelligence del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia è scattata un’ulteriore operazione che ha portato al sequestro di quasi 100 kg di datteri di mare, il cui valore sul mercato nero poteva aggirarsi in circa 10mila euro.
Come ben noto, si tratta di un prodotto che sarebbe stato venduto a prezzi molto elevati non immettendolo nei normali canali commerciali, ma rivendendolo ai privati o a ristoranti di pregio che li offrono ai loro clienti, al di fuori del menu e sottobanco in quanto divenuto negli ultimi anni simbolo di potere economico o criminale. I militari della capitaneria di porto stabiese, comandata dal capitano di fregata Guglielmo Cassone, già da diverse notti stavano monitorando i movimenti di alcuni datterari e martedì, nella prima mattinata, hanno fatto scattare il blitz in località “Acqua della Madonna” del Comune di Castellammare di Stabia, cogliendo in flagranza di reato tre uomini, L.S. di 56 anni, D.L. di 35 anni e D.G.A. di 58 anni, già pregiudicati per analoghi reati, i quali rientravano da una battuta di pesca abusiva realizzata sui fondali
della penisola sorrentina.
I tre sono stati sorpresi con l’ingente quantitativo di molluschi protetti e tutto l’equipaggiamento necessario per pescare e devastare la costa, tra cui bombole, utensili vari (pinne, torce elettriche subacquee, caschi di protezione subacquei, manichette di respirazione), per un valore totale di circa 15mila euro, oltre ad alcune pietre asportate con sedimenti corallini. Inoltre si è posto in sequestro il natante da diporto utilizzato per raggiungere le località da “saccheggiare”, nonché il potente motore fuoribordo installato sullo stesso della potenza di quasi 100 cv.
I tre sono stati deferiti alla locale autorità giudiziaria per una serie di reati tra cui spicca la ricettazione ed il danneggiamento ambientale. L’operazione di stamane, che rientra in una più ampia attività di indagine che la guardia costiera sta portando avanti a tutela della salute pubblica, ha ancora una volta dimostrato il danno ambientale che si procura alla flora ed alla fauna marina nell’attività di estrazione illegale del dattero di mare, in quanto si tratta di un mollusco bivalve che cresce all’interno di buchi che scava nella roccia sott’acqua, motivo per cui per pescarli è necessario distruggere e devastare interi tratti di costa, che è bene ricordare ricadono nella splendida cornice dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.
Il comandante Guglielmo Cassone ha colto l’occasione per dichiarare che il danno ambientale alla costa derivato dalla pesca di questo quintale di datteri è enorme e si ripercuote non solo sul delicato ecosistema marino, ma anche sulla bellezza delle nostre coste e dei nostri fondali, in quanto per poterli “pescare” bisogna frantumare le rocce con inevitabili danni ambientali in quanto vengono impiegati anche dei martelli pneumatici particolarmente distruttivi. I “consumatori” di datteri marini dovrebbero essere coscienti della gravità della loro azione e del fatto che oltre a pagare prezzi incredibilmente elevati i datteri (probabilmente oltre i 100 euro al kg), si corrono pericoli di pesanti sanzioni e si concorre a distruggere il nostro ambiente.