Aumento vertiginoso delle piazze di spaccio a Napoli tra Fuorigrotta, Cavalleggeri e Bagnoli.
Complice la presenza di numerosi istituti scolastici superiori, i clan avrebbero istallato punti di spaccio gestiti prevalentemente da pusher poco più che adolescenti. Crack, hashish e cocaina tra le sostanze stupefacenti più gettonate dai giovani che ormai ostenterebbero l’uso di droga quale forma di protesta contro un sistema sociale che non condividerebbero alla radice. Una sorta di lento ritorno alla trasgressione che animò i movimenti studenteschi del ’68: solo che oggi le condizioni storico-politiche in cui viviamo sono completamente diverse da quelle dell’epoca.
Pochi i contenuti, ancora più sparuti i principi, di quello che sembra al contrario un profondo malessere giovanile derivante dall’incapacità della classe politica di far fronte alle esigenze delle nuove leve, con particolare riferimento al diritto allo studio e all’occupazione. Sul preoccupante fenomeno, che interesserebbe vaste aree della città, starebbero indagando gli 007 dei carabinieri tentando di arginare sul nascere il prolificare di un mercato subdolo dalle capacità distruttive rilevanti sui giovanissimi. I cittadini accusano i plessi scolastici di eccessivo lassismo: pare infatti che delegazioni di genitori abbiano ufficialmente chiesto ai presidi di potenziare i sistemi di sicurezza nelle scuole e i controlli da parte delle forze dell’ordine con unità cinofile fuori e dentro gli istituti.
Anche il prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, aveva invitato pubblicamente i genitori a collaborare con le istituzioni per tutelare i giovani dalle insidie della camorra. Enormi i proventi del traffico di stupefacenti che consentono ai camorristi di acquistare armi, di corrompere politici e pubblici amministratori, di fare il bello e cattivo tempo in barba alle legalità e ai più elementari principi di civiltà. Addirittura si era ipotizzato di infiltrare giovani agenti (in forza alla polizia di stato e ai carabinieri) negli istituti scolastici partenopei per individuare i pusher e smantellare le piazze di spaccio che operano intorno alle scuole alla radice.
Il problema è che spesso l’omertà degli spacciatori arrestati impedisce di mettere le mani sui burattinai del sistema, sugli insospettabili registi di una camorra composta sempre più da professionisti della Napoli bene. Un puzzle molto complesso da comporre che richiede il massimo impegno di tutte le forze in campo. Dalle parrocchie alle associazioni di volontariato, dalla scuola alle famiglie occorre collaborare con le forze dell’ordine per contrastare efficacemente lo spaccio di droga sul territorio e colpire la camorra mortalmente, ovvero negli interessi economici.
Perché una cosa è certa: se vuoi ledere veramente un camorrista, devi toccargli il portafoglio, ovvero profanare il dio denaro in nome del quale è pronto a compiere le azioni più abominevoli, etichettando nel contempo come “fallito” chiunque al contrario viva tra enormi sacrifici onestamente del proprio lavoro.
Alfonso Maria Liguori