Furti e rapine in banche del Nord Italia: scatta l’operazione “Campo Minato”

operazione-minato-2Le squadre mobili di Milano, Napoli e Torino hanno eseguito 18 misure di custodia cautelare di cui 13 in carcere, 4 agli arresti domiciliari ed un obbligo di firma per i reati d associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine.

Il provvedimento emesso è relativo ad un gruppo criminale responsabile della commissione dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine e furti pluriaggravati. Nello specifico, l’attività si riferisce all’attività di indagine iniziata a seguito dell’ingente furto perpetrato presso la banca San Paolo di Torino nei giorni tra il 23 il 26 aprile del 2016 quando un gruppo di criminali si era introdotto nel caveau della banca forzando centinaia di cassette di sicurezza ed asportandone il contenuto per un valore stimato di circa 20 milioni di euro.

La banda, composta da oltre 10 persone, si era introdotta nell’istituto attraverso un foro praticato nel muro perimetrale del seminterrato approfittando della complicità di due guardie giurate dell’istituto di vigilanza esterno “All System” che prestavano servizio presso la sala controllo (control-room), ubicata a Milano nella sede della banca Intesa San Paolo. Tali complici avevano silenziato gli allarmi provenienti dalla sede torinese consentendo al gruppo d’azione di aprire una pesante “portaforte” (porta blindata che dava accesso al caveau). Anche un secondo sistema di allertamento esterno al circuito San Paolo, non consentiva di accertare le “manomissioni” poste in essere dai due complici della “All Sistem”.

Il periodo di festività del 25 aprile forniva la “finestra” di tempo utile per il la realizzazione del delitto.
Gli immediati accertamenti, le intercettazioni telefoniche e l’analisi di tabulati di numerose utenze mobili, operazione-minato-1confrontati con il traffico telefonico generato nel corso dell’ingente furto, hanno consentito di ridurre i possibili sospetti ed individuare con successivi servizi di pedinamenti ed osservazione, i componenti della banda.

Durante l’attività investigativa è emerso che il gruppo stava progettando un altro colpo a breve termine.
Da una serie di ulteriori e serrate attività di indagine si è riusciti ad individuare sia l’obiettivo sia le modalità di esecuzione del colpo: una rapina alla sala conta della società di trasporto valori della Battistolli, con sede a Paderno Dugnano, nel milanese. La banda, quindi, dopo aver svuotato il caveau della banca San Paolo, a distanza di appena un mese, aveva già in progetto di commettere un secondo colpo “milionario” che avrebbe fruttato un bottino di oltre 20 milioni di euro.

Tale rapina è stata sventata grazie al tempestivo intervento della polizia di Milano e Torino che, il giorno stesso della progettata esecuzione del colpo, il 9 giugno, hanno fatto irruzione nella loro base logistica in località Paullo a Milano, una villetta di due componenti del sodalizio criminale.

Durante il “blitz” all’interno della casa sono stati trovati tutti gli indagati, ad eccezione dei due torinesi che erano andati via poco prima. È stato, inoltre, sequestrato tutto il materiale utile per realizzare la rapina alla Battistolli comprese una decina di maschere in lattice per il travisamento, un’arma clandestina e delle armi giocattolo prive di tappo rosso, materiale informatico contenente immagini della Battistolli, nonché immagini dei sistemi di sorveglianza della filiale di corso Peschiera del San Paolo di Torino. Inoltre, all’interno di un garage nella disponibilità dei soggetti è stata trovata una piccola parte della refurtiva proveniente proprio dalle cassette di sicurezza di Torino.

Quanto al colpo sventato, la banda avrebbe inscenato la finta consegna di un pacco da parte di un corriere all’interno della Battistolli, immobilizzando il personale addetto all’ingresso, per poi raggiungere la sala conta attraverso l’uso di copie di telecomandi e chiavi di sicurezza. Anche in questo caso vi era la complicità del personale della vigilanza, esattamente come era accaduto per il furto al San Paolo.

Tutto era stato programmato nei dettagli compresa la fuga, infatti sono state ritrovate delle targhe contraffatte che i malviventi avrebbero applicato ad un furgone appositamente noleggiato per allontanarsi dalla scena del crimine. Si evidenzia che le targhe corrispondevano proprio ad un furgone portavalori che opera presso la sede della Battistolli di Paderno Dugnano (Mi) in modo tale da non destare sospetti.

L’ambizioso progetto della banda criminale ha visto coinvolti personaggi di tre grosse città italiane come Milano Napoli e Torino ciascuno con delle peculiarità criminali: i fratelli Avagnano, napoletani, rapinatori di lungo corso che vantano nei loro curriculum già diversi assalti a furgoni portavalori e a caveau di istituti di credito;
Montagna e Vurro, già noti alle forze dell’ordine di Torino in quanto esperti nel settore serrature di sicurezza (la cosiddetta “scuola di Torino”), gli unici con le competenze tecniche e le attrezzature idonee per poter effettuare il lavoro di apertura della porta-forte del caveau del San Paolo, nonché per duplicare chiavi e telecomandi che avrebbero consentito alla banda l’ingresso indisturbato all’interno della sala conta di Paderno Dugnano; i complici dell’area milanese sono invece tutte guardie particolari giurate che, in cambio di notevoli somme di denaro, hanno consentito ai malviventi di agire indisturbati; il resto della banda è costituito dalla batteria di lavoro dei fratelli napoletani e da parenti o sodali che hanno fornito supporto logistico ed operativo; ognuno di loro con un ruolo ben preciso e con modalità tali da rendere estremamente difficile sia la loro identificazione che la captazione delle conversazioni utilizzando una rete di telefoni cellulari chiusa e cambiando in continuazione schede telefoniche ovviamente intestate a soggetti terzi o persone inesistenti.

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