Le forze dell’ordine starebbero concertando piani di controlli straordinari per il periodo natalizio nel centro storico di Napoli. Secondo alcune indiscrezioni provenienti dalla Questura gli investigatori temerebbero agguati di camorra proprio nella movida frenetica che popola oltremodo l’area di San Gregorio Armeno.
Tra gli storici presepi e le eccellenti miniature si potrebbero nascondere killer del sistema pronti a colpire mortalmente esponenti di spicco di clan rivali del centro storico. Proprio la massa potrebbe favorire la fuga dei sicari e complicare enormemente il lavoro delle forze dell’ordine. Tra la folla si fa presto a far sparire una pistola, a infilarsi in un palazzo e a sparire in qualche appartamento “rifugio” dove rimanere nascosti.
Tecniche che i killer della camorra, i professionisti del crimine, conoscono bene. Come azione preventiva le forze dell’ordine avrebbero organizzato servizi di controllo speciali infiltrando numerosi agenti in borghese tra la folla, tra gli addetti delle botteghe caratteristiche dei presepi e delle principali attività ristorative della zona. Telecamere umane , in continuo spostamento e pronte ad intervenire al minimo segnale d’allarme. Una garanzia per la sicurezza dei visitatori, dei residenti e degli stessi esercenti.
Con la camorra del centro storico non si scherza. Dai Misso della Sanità ai Giuliano di Forcella (clan reggenti di quella che una volta era chiamata Nuova Famiglia), dai nuovi baby boss alle autonome “teste matte” in certe realtà la malavita non ha mai smesso di uccidere, di incutere terrore nella gente onesta, di spadroneggiare protetta dai migliori avvocati e da presta nome insospettabili grazie all’ingente patrimonio economico di cui ha sempre disposto. Il potere punitivo : questa l’arma più potente della camorra.
Lo disse Raffaele Cutolo a Enzo Biagi a microfono spento dopo un’intervista storica. Biagi, maestro e figura rappresentativa del giornalismo italiano, rimase profondamente colpito dalla lucidità e dai toni convinti del boss che all’epoca vantava un vero e proprio esercito di criminali al suo servizio. Violentate e mortificate dai camorristi le stesse stradine, gli stessi vicoli che diedero i natali al principe Antonio De Curtis in arte Totò e che lo stesso grande attore difese fino all’ultimo ammirando l’umanità e la capacità d’adattamento di chi ci vive. Oggi forse Totò piangerebbe dinanzi a tanta efferata violenza per poi però sorridere con amarezza dicendo: “Io l’ho sempre detto, in questo paese non si può fare niente”.
Alfonso Maria Liguori