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Napoli, ecco il business della droga ai Quartieri Spagnoli

paccio-droga-piazza-belliniBlitz dei carabinieri in piazza Bellini: i militari in servizio presso la stazione Quartieri Spagnoli hanno arrestato in flagranza di reato il 28enne  Jawneh Ibrahim  insieme ai coetanei e connazionali   Kiyera Muhammed , Diawnw Suleymane, Ceesay Lamin.

Gli uomini della Benemerita hanno infatti pizzicato i quattro uomini  mentre spacciavano droga: gli extracomunitari, senza fissa dimora, sono stati trovati in possesso di 8 grammi di marijuana, 2 grammi di hashish.

E c’è di più: un  giovane fermato dai carabinieri mentre acquistava droga dai pusher di colore ha insospettito i militari che hanno proceduto a perquisire anche la casa dove l’uomo risiede in Vico Graziella. Per il 21enne Antonio Esposito sono così aumentati i guai: nel corso della perquisizione sono stati rinvenuti 5 involucri sottovuoto contenti 160 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e materiale utile al confezionamento delle dosi.

Tutti gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Poggioreale. Gli investigatori non avrebbero dubbi: zona di spaccio del clan Sibillo che si avvarrebbe degli extracomunitari per poter contare su spacciatori a tempo pieno sottopagati. Una strategia marketing che consentirebbe ai Sibillo di ridurre sensibilmente le spese e aumentare esponenzialmente gli introiti provenienti dalle piazze di spaccio.

Tra i giovanissimi clienti  dei pusher onnipresenti in Piazza Bellini studenti provenienti da famiglie  della Napoli bene. Un costume talmente diffuso quanto malsano che soprattutto in certi contesti sociali fa del consumatore “un tipo buono”, esclusivo e dotato  di un certo potere economico (in tal senso si evidenzia l’uso continuo di cocaina, notoriamente più cara rispetto al fumo o all’eroina).

Ormai il sistema usa pusher fuori dagli schemi convenzionali: massaie, anziani e persino disabili compongono le fila di un vero e proprio esercito di spacciatori e corrieri. Un business che tocca  cifre da capo giro consentendo ai camorristi di investire nel settore immobiliare, in società di comodo e in complesse operazioni estero su estero abilmente curate da professionisti di prim’ordine.

D’altro canto sarebbe impensabile attribuire determinate fortune a individui poco più che analfabeti, cocainomani e costretti a vivere nei confini delle proprie roccaforti per non essere ammazzati. Gli stessi magistrati sperano di risalire ai veri burattinai del sistema grazie alle dichiarazioni di pentiti eccellenti della mala partenopea come Carlo Lo Russo, ex boss dei “capitoni” di Miano e attuale collaboratore di giustizia.

In sintesi: fuori i veri capi perché colpendo le pedine la camorra si ferisce solo di striscio.

Alfonso Maria Liguori

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