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Napoli, studenti spagnoli accoltellati da una baby gang

coltello-accoltellato-gang-aggressioneViolenza senza fine a Napoli: accoltellati due studenti spagnoli nel capoluogo partenopeo per l’Erasmus da una baby gang in vico Carrozzieri a Monteoliveto in seguito ad una rissa scaturita dalle continue provocazioni del branco di scalmanati. Soccorsi dai passanti i due studenti spagnoli sono stati medicati alle mani e alle braccia per ferite d’arma da taglio presso il pronto soccorso dell’ospedale “Loreto Mare”.

Gli agenti della polizia di stato sono sulle tracce degli aggressori che dopo il vile gesto si sono allontanati nel dedalo di vicoli dei Decumani. Secondo alcune indiscrezioni provenienti da ambienti investigativi sembra che le due vittime siano riuscite a ricostruire l’identikit di alcuni membri della baby gang e in particolar modo dei ragazzi (si parlerebbe di due) che armati di coltello li hanno feriti. La polizia potrebbe così presto risalire all’identità degli aggressori che hanno ancora una volta gettato vergogna sull’immagine di Napoli. I due spagnoli avrebbero dichiarato di aver assistito ad altre scorribande nella zona di Monteoliveto messe in essere da baby gang pronte a rapinare e scippare studenti e turisti ma, stranamente, di non aver notato un aumento significativo dei sistemi di sicurezza nella zona ne di volanti, nonostante le numerose denunce pervenute in Questura.

Una brutta vicenda che evidenzia ancora una volta il fenomeno del teppismo giovanile: logiche di strada ormai talmente radicate negli adolescenti del centro storico e della periferia da non fare quasi più notizia. Ci si atteggia come boss imitando le gesta dei personaggi di fiction a tema come “Gomorra”, parlando in gergo ed esercitando qualsiasi forma di violenza fisica o psicologica pur di comandare nel gruppo. Il dato più sconfortante è che spesso dietro i ragazzi c’è la logica contorta delle stesse famiglie che mangiano il pane della camorra e vivono da sempre al di fuori della legge. In certe realtà ai giovanissimi i genitori inculcano il principio di non tornare mai a casa avendo avuto la peggio pena ulteriori “bastonature”: allora coltelli, tira pugni, spranghe di ferro e pistole diventano compagni di gioco dei ragazzi, mezzi grazie ai quali punire il rivale per una guardata di troppo o magari solo perché ne si invidia la maggiore prestanza fisica.

D’altro canto si sa: molti camorristi sono finti guappi che presi individualmente non farebbero paura nemmeno ad una mosca, spavaldi e violenti solo perché armati fino ai denti e guardati a vista da altri balordi incalliti. Questa la realtà poco descritta alle nuove leve partenopee, questa la miseria umana e la vergogna di chi vive di camorra. Altro che boss di rispetto: poveri uomini senza onore e indegni di far parte di una società civile. Lo Stato deve investire nella prevenzione se vuole contrastare con successo il crimine organizzato. I cittadini continuano a temere di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. In sintesi: lo Stato è e sarà sempre l’unico referente ufficiale per ogni onesto contribuente. I politici corrotti e i cattivi operatori dell’ordine? Quello non è lo Stato.

Alfonso Maria Liguori

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