Napoli, rapina al centro scommesse: paura in via Miano

rapina-pistolaRapina in un centro scommesse in via Miano a Napoli. Due uomini, pistola in pugno modello revolver, hanno fatto irruzione nell’esercizio e dopo aver minacciato i dipendenti hanno portato via l’incasso. Lasciato rapidamente il locale i due rapinatori sono saliti a bordo di uno scooter dandosi rapidamente alla fuga. Intervenuti sul posto i carabinieri hanno raccolto le testimonianze dei dipendenti per poi procedere con la visione del sistema di videosorveglianza presente nel centro commesse.

Gli 007 dell’Arma avrebbero già degli indizi: pare infatti che nella zona in poco tempo siano state denunciate numerose rapine analoghe messe in essere da due rapinatori armati dello stesso tipo di pistola usato per il colpo del centro scommesse di via Miano. Secondo alcune fonti provenienti da ambienti investigativi si tratterebbe molto probabilmente di affiliati al clan Lo Russo, ormai distrutto dal pentimento del ras Carlo. Affamati e privi di riferimenti carismatici gli ex fedelissimi dei “capitoni di Miano” tenterebbero di sbarcare il lunario a suon di rapine e furti nella zona.

Un dato che preoccuperebbe e non poco le forze dell’ordine: i Licciardi insieme agli scissionisti Amato – Pagano di Secondigliano potrebbero tentare, come già starebbe avvenendo, di conquistare ulteriori territori per giungere subdolamente al cuore di Napoli, grazie anche ad alleanze eccellenti e tradimenti strategici. Gli ex membri del clan Lo Russo temerebbero per la propria incolumità: non avendo più un gruppo camorristico forte alle spalle sarebbero facili prede del nuovo sistema, spietato e senza regole, pronto a tutto pur di controllare gli affari illeciti sul territorio. Sistema che vanterebbe gruppi di fuoco ben armati e addestrati composti da giovani poco più che adolescenti, in molti casi già consumati cocainomani, in grado di colpire ovunque a Napoli e in provincia.

Di contro ad oggi lo Stato ha prodotto poco sul fronte prevenzione: senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione, lo ribadiremo sempre, lo scontro con il crimine organizzato è perso in partenza. Un oceano di gente vive del pane della camorra, emulando boss senza scrupoli ed essendo persino grato alla malavita che consente loro di campare. Un quadro avvilente che deve scuotere la coscienza di chi governa certe realtà a livello locale e centrale. In sintesi: “chi mi da il pane mi viene padre” si mormora tra i vicoli e “mamma camorra” è sempre pronta ad aiutare i suoi figli. Peccato che in cambio poi li lasci agonizzanti sull’asfalto crivellati di colpi o a marcire in un penitenziario per poche centinaia di euro.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.