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Castellammare, razzia di lumini e fiori nel cimitero: l’inciviltà non ha rispetto neanche per i morti

cimitero castellammareLa storia, ormai, si ripete da anni: a ridosso e durante i giorni della commemorazione dei defunti, si verificano atti di vera e propria inciviltà nel cimitero di Castellammare. Sempre più persone lamentano il furto di lumini, fiori e oggetti sacri che erano stati lasciati sulla tomba del proprio caro.

Fenomeno che si è verificato frequentemente anche nell’ultimo weekend quando un numero incredibile di persone hanno deciso di recarsi al cimitero di Castellammare, a via Napoli.

Probabilmente, nella confusione che regnava nei luoghi sacri, sempre più persone hanno deciso di rubare quante più cose possibili dalle tombe che al momento non erano sorvegliate da nessuno.

Inciviltà che, è lecito riportarlo, coinvolge tutti i comuni del vesuviano: quasi ovunque si sono fatti registrare questi episodi nelle giornate precedenti. Non si riesce ancora a capire il motivo di tutto ciò: dopo aver rubato un lumino (che paradossalmente costa un solo euro), il ladro di turno lo rivende o lo lascia su un’altra tomba? Non è lecito saperlo.

Tanta la rabbia dei cittadini stabiesi che corre soprattutto attraverso i social network. Sono decine le persone che hanno denunciato la scomparsa di qualche oggetto sacro lasciato sulla tomba di un proprio caro: l’inciviltà, delle volte, non ha rispetto veramente per nessuno. Un cimitero, quello di Castellammare, che dopo le tante polemiche che lo hanno attraversato nel passato per mancanza di manutenzione e degrado in ogni settore, si ritrova nuovamente al centro della cronaca.

A tutto ciò, bisogna aggiungere anche la rabbia dei residenti della zona nord di Castellammare. Come ogni anno, infatti, tutta via Napoli è vittima del fenomeno del parcheggio selvaggio. Molti cittadini, infatti, pur di parcheggiare il più vicino possibile al cimitero, lasciano la propria auto in condizioni assurde e molte spesso anche a bloccare l’entra o l’uscita da cancelli privati. Ma questa è un’altra storia.

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