Il trafiletto era quasi nascosto nelle pagine interne del giornale che stavo leggendo. Poche righe che annunciavano una vera rivoluzione nei servizi, in particolare per gli anziani. C’era scritto: “La farmacia in Italia si candida ad allargare la gamma dei servizi al cittadino… I farmacisti si preparano a una nuova iniziativa: far pagare i bollettini postali direttamente con il Pos al banco”.
L’ultima volta che sono stato alle poste della mia città, ad un ufficio secondario, ho aspettato più di un’ora per fare una raccomandata. La volta prima, più o meno trequarti d’ora solo per ritirare una “maledetta” – per me si capisce – multa per sconfinamento in corsia preferenziale. E in quelle ore passate nell’ufficio postale non potevo, pur volendo, estraniarmi da tanta umanità dolente e anziana, che aspettava il proprio turno per ritirare i pochi soldi della pensione di anzianità. O fare interminabili file per saldare, tramite bollettino postale, la bolletta del gas o dell’energia elettrica, per la preoccupazione, oltre misura, che un ritardo di pagamento anche minimo potesse comportare possibili tagli all’erogazione di questi due beni vitali. Per chi è solo a casa e non può contare su amici e parenti, piccole cose d’ordinaria amministrazione diventano problematiche quasi insormontabili. Ben venga allora tutto quello che può agevolare i soggetti più deboli della società a non sprecare tempo prezioso e, soprattutto, a essere sottoposti ad inutili stress.
Più l’età avanza e più spesso ti trovi ad avere a che fare con la “farmacia”. Una volta ti capitava d’andarci poche volte all’anno. Poi, sempre più spesso, quasi una volta a settimana. Gli anni passano e i farmaci per star bene aumentano.
Il “farmacista”, sia femmina o maschio, diventa un amico fidato che spesso è più disponibile del medico della mutua: spiega, consiglia, insiste a spronare il malato riluttante a prendere quel farmaco. Certo, non è più quello di una volta che preparava pozioni ad hoc che il dottore di famiglia prescriveva. E’ rimasto però un consulente prezioso, anche se il suo negozio si è trasformato. Non solo medicinali, ma di tutto un po’. Dalle calze per signora che risolvono certi problemi alle vene, a tutta la gamma possibile ed immaginabile di prodotti per l’infanzia. Eppoi ci sono i saponi, gli sciampi alle erbe o all’olio extravergine d’oliva, ecc. ecc.
Più che farmacista, come l’ha conosciuto la generazione che ha superato gli “anta”, è un “negoziante-consulente di articoli per il benessere della persona”. Le competenze proprie del “farmacista” ce le deve avere tutte, ma non bastano. Ci vuole anche un “quid” per il saper vendere; per il saper proporre ai clienti, tra una medicina ed un’altra, un prodotto che possa interessarli.
La mia amica Maria, farmacista da generazioni, dove sempre più spesso mi ritrovo a comprare prodotti farmaceutici – ma anche, tra l’altro, shampoo di ottima qualità a prezzi competitivi – credo che non sarà troppo d’accordo per l’ulteriore sconfinamento delle sue funzioni professionali. Già oggi si lamenta per il troppo lavoro, per le tante incombenze che le vengono da un’attività che si è snaturata nel corso del tempo. Ci mancavano solo i pagamenti dei bollettini postali eppoi il quadro già di per sé complesso diventa insopportabile.
Per l’anziano, invece, le file massacranti alle poste per pagare, tra l’altro, luce e gas scomparirebbero. Insieme alla ricetta del medico curante per i soliti farmaci ci sarebbe anche il bollettino postale e, con ogni probabilità, la richiesta di spiegazioni per consumi ritenuti elevati oppure per multe considerate ingiuste o, ancora, per tante altre questioni. Un vero affare per l’utente. Un problema, certamente, per il farmacista.
Se è vero com’è vero che il futuro sarà sempre più “anziano”, allora vanno individuati servizi ad hoc per l’età che, fortunatamente, avanza. Ed è certo che il “farmacista” è uno di quei soggetti che per la sua funzione precipua potrà dare un grande contributo in tal senso. Ma senza snaturamenti delle sue funzioni. Più che attribuirgli altre incombenze lontane dalla sua ottica professionale, si potrebbero prevedere convenzioni ad hoc con i patronati. Per esempio nelle farmacie comunali, ma non solo, ci potrebbe essere uno sportello del patronato che dà tutta una serie di servizi aggiuntivi: bollettini postali compresi. In tal senso andrebbe modificata la legge 152/2001 che porta il titolo di “Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale”.
Elia Fiorillo