Impongono un incontro ad alcuni imprenditori per pagare il pizzo ma trovano la polizia: arrestati due pregiudicati

polizia-arrestoGli imprenditori si ribellano alla camorra: è accaduto a Barra dove due individui del posto, i pregiudicati Enrico Veneruso ed Emanuele De Simone ritenuti affiliati al clan Cuccaro –Aprea egemone nella zona, hanno tentato di estorcere denaro ad un’impresa edile impegnata nei lavori dei ristrutturazione di uno stabile.

“Dite al principale che i ragazzi di Barra gli vogliono parlare”, avrebbero detto i due camorristi agli operai indicando la data e l’ora dell’incontro. Appuntamento a cui due pregiudicati non sono mancati: solo che ad attenderli al posto della vittima hanno trovato gli agenti della squadra mobile della Questura di Napoli. Rapida la dinamica: uno dei poliziotti in borghese si è presentato come il titolare dell’impresa agli aguzzini che non hanno atteso molto a formulare la richiesta di denaro per i detenuti del clan.

A quel punto invece di estrarre dalla tasca il denaro l’agente ha mostrato loro il tesserino identificativo mentre i colleghi, presenti sempre in borghese sul posto, procedevano ad ammanettare i due estorsori. Dopo le consuete formalità Veneruso e De Simone sono stati tradotti nel carcere di Poggioreale con l’accusa di tentata estorsione continuata e aggravata dal metodo mafioso. Finalmente qualcosa sembra muoversi in città: il momento di forte recessione attraversato dal Paese complica enormemente la vita lavorativa degli imprenditori onesti che non sarebbero più disposti ad essere rovinati dalla camorra.

Il fenomeno delle estorsioni è talmente ramificato nell’humus della cultura partenopea da passare a volte inosservato, da non fare più notizia. Attenti poi alle varie forme di estorsione: la malavita organizzata si paga con il denaro liquido, con la marce ma anche con l’assunzione di parenti o affiliati dei boss nelle varie ditte. Per non parlare poi della presenza costante del sistema negli appalti per la pulizia dei nosocomi (e non solo) in città: il pentito Carlo Lo Russo, ex ras dell’omonimo clan (i capitoni di Miano) ha spiegato ai giudici che usando ditte intestate a incensurati la camorra si aggiudicherebbe appalti importanti minacciando le società concorrenti e applicando offerte particolarmente vantaggiose.

Tutto pur di vincere le varie gare e poter usufruire di lavatrici per il riciclo del denaro sporco. C’è poi la questione della garanzia della pena : spesso infatti dopo pochi giorni le vittime si ritrovano a fare i conti con gli estorsori tornati in libertà per vizi di forma o cavilli giuridici. In tal senso occorre operare con la massima professionalità per impedire che procedure errate possano vanificare mesi di lavoro degli inquirenti danneggiando enormemente le vittime. Della serie : avanti così sulla strada della lotta alla camorra stando bene attenti a non commettere errori.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.