Blitz contro il bracconaggio in penisola sorrentina: due persone denunciate

il-cardellino-legato-usato-come-zimbello-2-1A seguito dei recenti allarmi legati al fenomeno del bracconaggio e dei cacciatori fuorilegge in penisola sorrentina, non si è fatta attendere la risposta del corpo forestale dello stato che, all’alba di ieri, assieme ai volontari del Wwf Terre del Tirreno, ha pattugliato in lungo e largo le colline ed i luoghi oggetto di segnalazioni ed esposti.

L’intervento coadiuvato dal comandante Raffaele Starace, della stazione di Castellammare di Stabia, che fa seguito ad analoghi blitz notturni, ha portato all’individuazione e smantellamento di richiami elettro-acustici per la cattura dei volatili (Monte Faito – Vico Equense) col sequestro delle attrezzature (amplificatori a campana, batterie, timer, riproduttori, fili elettrici, ecc.), al controllo di cacciatori (Marecoccola – Sorrento e Torvillo – Massa Lubrense) in aree percorse dalle fiamme (dove ai sensi della legge 353/00 la caccia è vietata per 10 anni) e nei pressi di abitazioni e strade (dove l’attività venatoria deve svolgersi a debita distanza rispettivamente di 100 e 50 m), e all’individuazione e smantellamento, in località Termini a Massa Lubrense, di una postazione per la cattura dei cardellini.

Oltre al sequestro della rete per la cattura, dell’impianto acustico utilizzato e dei cardellini detenuti come smantellamento-della-rete-2zimbelli legati al suolo ed altri detenuti presso la residenza in anguste gabbiette, l’operazione del corpo forestale, che si è avvalsa anche di strumenti della moderna tecnologia, ha portato alla denuncia a piede libero di due residenti della zona (padre e figlio R.V. e A.V.) per varie ipotesi di reato: esercizio dell’uccellagione, detenzione di specie particolarmente protette (ai sensi dell’art. 30 della legge n. 157/92, che tutela la fauna selvatica in quanto “patrimonio indisponibile dello Stato”, uso di richiami vietati, maltrattamento e sevizie di animali ed altri reati.

“Un’efficace operazione quella dei Forestali – dichiara Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – da sempre preparati ed operativi nel pattugliare di giorno e di notte, anche in condizioni avverse, le campagne e le montagne più impervie del nostro territorio. Erano mesi che davamo la caccia al “ladro di cardellini” di Termini. Già altre volte le reti da cattura, grazie anche all’ausilio di moderne foto-trappole, erano state intercettate e smantellate sul posto dai forestali ma senza riuscire ad individuare il responsabile. Stavolta finalmente lo “storico” bracconiere è stato individuato, quando è sopraggiunto a “dare il cambio” al figlio, colto in flagranza di reato nascosto nel capanno a manovrare i fili per azionare la rete di cattura dei malcapitati cardellini.

Per attirare i fringillidi l’uomo utilizzava, oltre ad un richiamo acustico elettronico ed i fiori di cardo, alcuni cardellini come zimbelli: legati con un cappio ad uno spago annodato ad una asticella, gli uccelli venivano costretti a compiere alcuni saltelli, attirando così altri esemplari nella rete. Utilizzati come richiami vivi illegali, postazioni-sul-faito-1dunque, e privi di anello identificativo. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello stato e i cardellini, nello specifico, sono una specie particolarmente protetta da leggi nazionali ed europee. Gli uccelli catturati erano destinati a essere immessi nel mercato illegale, venduti per cifre che possono raggiungere anche diverse centinaia di euro. Gli uccelli sequestrati hanno riacquistato la libertà nell’Oasi in Città di Sant’Agnello, quelli invece usati come zimbelli, stremati ed esausti per il continuo dibattersi delle ali e per lo stretto legaccio, necessitando di cure per i maltrattamenti subiti, sono stati affidati ai veterinari del Cras il Frullone di Napoli.”

Quello dell’uccellagione e del traffico di cardellini e altri fringillidi sono fenomeni di palese illegalità duri a morire. In questo periodo gli uccellatori si dedicano alla facile cattura dei cardellini che si muovono in gruppetti nelle campagne e si ritrovano a decine negli incolti ricchi di vegetazione secca, per nutrirsi dei semi. Bastano un richiamo ed una rete per catturare centinaia di vittime innocenti, impoverendo ogni giorno di più i nostri ambienti dei loro allegri e soavi canti. Gli uccelli sottratti alla vita selvatica sono poi venduti in maniera clandestina agli “amatori” ed allevatori, che sono disposti a pagare anche centinaia di euro per un esemplare di cardellino dal canto melodioso.

I volontari del Wwf e i Forestali si sono specializzati nella lotta a questo fenomeno di bracconaggio, seguendo le segnalazioni dei cittadini e le proprie indagini, ogni anno organizzano controlli mirati, denunciando uccellatori e trafficanti. Purtroppo il controllo capillare e costante del territorio non è semplice a causa della vastità degli spazi da monitorare. Per il Wwf è indispensabile l’inasprimento delle sanzioni penali previste per il reato di uccellagione, che per le particolari caratteristiche di crudeltà deve essere sanzionato come delitto e non più come contravvenzione.

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