Omicidio di Capodimonte: lo sgarro dei Vastarella

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Vicoli di Napoli, interessati dalla guerra tra clan

Sviluppi nelle indagini condotte dalla squadra mobile della Questura di Napoli sull’omicidio a Capodimonte del 28enne Antonio Bottone e sul ferimento nello stesso agguato del 21enne Daniele Pandolfi.

Secondo gli 007 della polizia, il raid sarebbe una risposta al ferimento di Giovanni Sequino (ras della Sanità) ad opera del clan Vastarella: Bottone e Pandolfi sarebbero esponenti di poco conto dei Vastarella e quindi comunque bersagli da colpire per inviare messaggi chiari ai ras della Sanità. Una strategia mirata ad indebolire i gruppi camorristici rivali eliminando affiliati e simpatizzanti. In tal senso si adopererebbero gruppi di fuoco formati da giovani poco più che adolescenti: killer spietati, a discapito della giovane età, spesso già cocainomani consumati in grado di colpire qualsiasi tipologia di avversario, fossero anche donne, bambini o disabili. Sulla ferocia e sul terrore inculcato nella gente che vive la Sanità e il centro storico di Napoli, la camorra new generation conterebbe fortemente.

Ci siamo recati alla Sanità e abbiamo intervistato alcuni ragazzi: è emerso che conoscono a memoria battute e sequenze di fiction a tema come Gomorra ignorando invece nella stragrande maggioranza dei casi il nome dell’attuale presidente della Repubblica o del governatore della Campania.

Evasione scolastica rilevante, alienazione sociale dilagante per i ragazzini originari del quartiere tanto caro al principe Antonio De Curtis in arte Totò. Il problema è che le istituzioni evadono la questione come se certe miserabili e drammatiche dinamiche non esistessero. Ecco perché ci sentiamo ripetere in ogni intervista : “Ma voi potete campare con lo stipendio che avete?  Il sistema è benessere e rispetto: altrimenti non sei nessuno, un verme strisciante come gli altri. Possiamo morire, lo sappiamo, ma che vita sarebbe quella alternativa? Sfruttati da un masto (datore di lavoro) per pochi euro e trattati come le bestie? No grazie: meglio morire o andare in carcere a testa alta che vivere una vita in ginocchio”.

Farneticazioni paradossalmente innocenti di chi non ha avuto in molti casi alcun che di buono dallo Stato. Un fenomeno che andrebbe immediatamente combattuto con adeguata prevenzione e non puntando esclusivamente sulla repressione. Delle serie: come recita una melodia dei 99 Posse “ognuno vota chi vuole, ma i ragazzi di Napoli continuano inesorabilmente a morire ammazzati  per strada”.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.