Sembra infatti che quella sera all’interno della cornetteria a Capodimonte teatro dell’attentato vi fosse uno specchiettista, ovvero un complice dei killer che avrebbe dato la battuta ai sicari, molto probabilmente con un sms, che intanto aspettavano nei paraggi. Messaggio che avrebbe confermato la presenza di Bottone e Pandolfi nel locale dando il via alla spedizione di morte. Un particolare importante per le indagini : emergerebbe un regia ben precisa a monte di un agguato studiato nei minimi particolari probabilmente dai Sequino che non volevano sbagliare. Un monito forte per i Vastarella che starebbero perdendo vistosamente terreno alla Sanità traditi, molto probabilmente, da persone che ritenevano amiche e residenti nel rione caro a Totò.
“Radio mala” parlerebbe infatti di malumori tra gli abitanti della Sanità in merito al modus operandi dei Vastarella: fanatici e violenti sembra che i cosiddetti “vastarelliani” vessassero continuamente anche le piccole attività commerciali della zona pretendendo denaro e merce soprattutto di genere alimentare. Si sa che in certe realtà se si tocca il pane il popolino insorge: questa potrebbe essere stata la condanna di un clan che avrebbe i giorni contati. Sempre radio mala ipotizzerebbe alleanze eccellenti dei Sequino con baby ras del centro storico in particolar modo di Forcella, per imporre definitivamente la leadership del gruppo criminale nella zona. Un quadro particolarmente complesso da decifrare per gli inquirenti che temono una nuova guerra di camorra combattuta tra la gente in pieno giorno.
Saltate tutte le regole del vecchio sistema i nuovi boss non temerebbero nessuno, Stato compreso: non è un caso che poco tempo addietro da uno scooter due uomini abbiano aperto il fuoco ad altezza d’uomo contro un’unità dei Falchi in servizio nel centro storico. Solo l’agilità e il sangue freddo degli agenti ha evitato l’ennesima tragedia. Un segnale forte a cui le istituzioni dovrebbero rispondere con altrettanta incisività puntando sulla repressione e non esclusivamente sulla repressione. Della serie: le pistole della camorra suonano ancora melodie di morte in città
Alfonso Maria Liguori