Appalti truccati al Cardarelli: interviene l’Antimafia

cardarelli
L’ospedale Antonio Cardarelli

Bufera sull’ospedale Cardarelli di Napoli: un altro duro colpo per la sanità Campana che dovrà fare i conti con l’Antimafia in merito a presunti appalti truccati nel nosocomio partenopeo.

Nello specifico, l’inchiesta della Dda, coordinata dai procuratori Celeste Carrano, Enrica Parascandalo ed Henry John Woodcock, ha acceso i riflettori della Procura sul manager Ciro Verdoliva, sul dirigente della Romeo, Agostino Iaccarino, e sul medico Gennaro De Simone. Sono state effettuate perquisizioni negli uffici amministrativi del Cardarelli e sono state ascoltate nel contempo alcune persone per chiarimenti in merito alla documentazione presentata per alcune gare d’appalto. I tre indagati, al momento, negherebbero qualsiasi coinvolgimento o responsabilità nella vicenda, respingendo tramite i legali le accuse contestate dai giudici.

Un brutta vicenda che evidenzia, ancora una volta, il livello di guardia della magistratura nei confronti del pubblico e dei tanti appalti che ruotano intorno ai plessi ospedalieri campani. Il pentito di camorra, Carlo Lo Russo, ex boss dei “capitoni di Miano”, aveva dettagliatamente spiegato ai giudici come il clan controllasse gli appalti relativi alla pulizia dei principali ospedali partenopei e quali fossero le tecniche per sbaragliare la concorrenza. Società rivali talmente rassegnate al vergognoso andazzo da disertare in più occasioni, come emerso dalle dichiarazioni sempre di Lo Russo, le stesse gare.  Per chi minacciava di denunciare le irregolarità iniziavano i guai: ritorsioni di ogni genere messe in essere dai clan della camorra non solo contro i titolari della attività ma anche contro parenti prossimi degli stessi o amici. Un sistema talmente ramificato da corrompere medici, manager e funzionari pubblici con drammatica precisione.

I magistrati sperano di risalire all’identità dei cosiddetti colletti bianchi della camorra, dei cattivi funzionari e dei politici collusi grazie proprio alle dichiarazioni del pentito Carlo Lo Russo che, a differenza di altri collaboratori di giustizia, avrebbe mostrato concreta volontà di cambiare radicalmente vita abbandonando definitivamente la logica camorristica. I presupposti per un uragano purificatore ci sarebbero tutti: la storia ci ha insegnato però che spesso ad un passo dalle svolte epocali tutto finisce inspiegabilmente in una bolla di sapone.

Evidentemente, underground esistono equilibri talmente potenti da spaventare e bloccare anche il più sincero collaboratore di giustizia.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.